La panchina gialla è un simbolo, un monito contro tutte le violenze di genere e a favore di una cultura che tuteli coloro che possono subire violenze, essere discriminati ed emarginati, spesso i minori e anche dai loro stessi coetanei.
Oggi, 7 febbraio, è la giornata nazionale che risveglia le coscienze di chi il bullo lo fa e aiuta a difendersi per chi ne è vittima. Secondo il Ministero della Salute questa forma di violenza è in costante aumento, a partire dall’infanzia e dall’adolescenza. E’ un abuso fisico e/o psichico sistematico, protratto nel tempo con l’intento di escludere o isolare le vittime intenzionalmente. Qualche indicazione per riconoscerlo?
Il bullismo può’ essere diretto con atti fisici: calci, spintoni, appropriazione di oggetti altrui che vengono rovinati o distrutti; atti verbali: offese, minacce o insulti, o ancora atti indiretti con cui la vittima viene isolata subendo discriminazioni sottili e persistenti minando la vita di relazione, con sguardi, voci, pettegolezzi, questo è bullismo psicologico che emargina la persona e la rende fragile emotivamente e psicologicamente. Questa è la modalità più subdola e colpisce soprattutto le bambine e le giovani ragazze, tanto da essere definito”bullismo in rosa”.
Un altro meccanismo da cui dobbiamo imparare a difenderci è il “-cyberbullismo” questo comportamento aggressivo perpetrato attraverso l’utilizzo dei mezzi tipici della comunicazione digitale: cellulari, tablet, computer. Riconoscere questi termini “flaming (insultare pubblicamente una persona su social network) cyberstalking (molestie online assillanti) , harassment (invio continuo di sms o messaggi offensivi ad una persona) è riconoscere il rischio del rapporto tra adolescenti e i social.
Non esiste alcuna giustificazione al bullismo. Tuttavia, capire perché si diventa bulli può aiutare le vittime ad affrontare il problema in modo più efficace. Se guardiamo alle spalle il bullo ha problemi personali irrisolti, scarse abilità sociali. E’ prepotente perchè la sua vittima è una minaccia per il proprio ego e autostima. Ha un percorso di crescita complicato, il cattivo esempio dei genitori o l’abbandono. Dall’altra parte il bullizzato appare debole, impotente e inferiore A volte si viene bullizzati per qualcosa nei confronti della quale si è già sensibili, un attributo fisico, l’etnia, l’orientamento sessuale, una disabilità.
Troppe le storie di bullismo, troppo poco una giornata, come oggi, per parlarne. Un appello alla famiglia e all’educazione al rispetto delle differenze, un appello agli insegnanti per individuare sul nascere qualsiasi atto di violenza che può’ celarsi magari fuori dall’aula. Informarsi, ascoltare, insegnare, intervenire, oltre il 7 febbraio.