arebbero arrivate due buste contenenti offerte di aziende interessate all’acquisizione del gruppo Sanac, ma al momento il condizionale è d’obbligo. I dettagli si conosceranno soltanto nel corso della settimana, inclusi i nomi degli acquirenti. Tuttavia, segnali incoraggianti arrivano anche dai sindacati, i quali confermano che l’ultima asta per le manifestazioni di interesse, chiusa lo scorso 20 settembre, non è andata deserta.

L’asta, indetta ad agosto dai commissari straordinari, riguarda la vendita degli stabilimenti di Vado Ligure, Massa, Grogastu e Gattinara, che sono stati messi in vendita in un unico pacchetto. È importante notare che questa procedura si è conclusa in contemporanea con quella per la vendita dell’ex Ilva di Taranto, un aspetto che potrebbe avere rilevanza strategica. Per il grande polo siderurgico italiano, infatti, sarebbero pervenute circa quindici offerte, presentate da colossi nazionali e internazionali.

Tra i potenziali acquirenti dell’ex Ilva figurano i nomi degli ucraini di Metinvest, i canadesi di Stelco, gli indiani di Vulcan Green Steel, i giapponesi di Nippon Steel, e il gruppo italiano Arvedi, oltre ad altre società cinesi, turche e svizzere. Tuttavia, non tutte le offerte potrebbero riguardare l’acquisizione dell’intero pacchetto ex Ilva. Il rischio, infatti, è che ci sia un interesse per lo spacchettamento degli asset industriali, con conseguenti pericoli per l’occupazione e per l’integrità della principale filiera italiana dell’acciaio.

Per quanto riguarda Sanac, resta da capire se esista un’offerta “corrispondente”, ovvero proveniente da una società interessata sia all’ex Ilva sia al gruppo che produce refrattari. Questa possibilità potrebbe aprire la strada a una soluzione integrata, con il ritorno del gruppo Sanac all’interno del perimetro industriale ex Ilva. Tuttavia, al momento si tratta solo di ipotesi, poiché nessun nome è stato ancora confermato.

Occorre, inoltre, ricordare che le due aste sono distinte e che una manifestazione di interesse non equivale necessariamente a un’offerta vincolante. La strada da percorrere è ancora lunga, come dimostra l’esito dell’asta di gennaio, quando un’offerta interessante da parte del gruppo Afv Beltrame non si è concretizzata.

Le offerte saranno ora inviate al Ministero delle Imprese e del Made in Italy, che dovrà valutarle per decidere se procedere con le fasi successive della procedura, inclusa la cruciale fase della due diligence.