Stamani durante la seduta della commissione Marmo presieduta da Nicola Marchetti la sindaca Serena Arrighi ha presentato la prima bozza del disciplinare per la concessione degli agri marmiferi. Si tratta dell’insieme delle norme che, sulla base di quanto previsto dal Regolamento comunale degli agri marmiferi, stabiliscono in che modo si dovrà procedere alla gara per la concessione degli agri comunali.
“Questo disciplinare è un’assoluta novità per il nostro Comune e allo stesso tempo è qualcosa di rivoluzionario per tutta la gestione degli agri marmiferi – sottolinea la sindaca -. Quanto abbiamo presentato oggi va in continuità tanto con la legge regionale 35/2015 quanto con quello che è stato fatto dalle amministrazioni carraresi negli ultimi anni. Penso sicuramente alla firma di ben 70 convenzioni tra il Comune di Carrara e le imprese escavatrici e alla registrazione di 17 certificazioni Emas, alla costituzione dell’osservatorio sui prezzi del marmo, al regolamento per la tracciabilità dei blocchi, al disciplinare per l’applicazione dell’articolo 21, ma anche al regolamento degli agri marmiferi o ai Pabe che sono stati fatti da chi ci ha preceduto. Adesso compiamo un ulteriore passo verso una ancora maggiore chiarezza e trasparenza nella gestione degli agri marmiferi comunali, un passo che ci consentirà di sottrarci una volta per tutte dalla logica del ricatto occupazionale riaffermando con ancora più forza il ruolo di assoluto punto di riferimento del nostro Comune per quanto riguarda le politiche del lapideo a livello nazionale”.
La sindaca Arrighi, titolare anche della delega al Marmo, entra poi nel merito della bozza di disciplinare presentata in commissione. “Con questo documento andiamo a stabilire i criteri per la valutazione delle offerte degli operatori economici interessati all’aggiudicazione delle concessioni e la conseguente durata delle stesse – spiega la prima cittadina -. Vorremmo quindi prevedere due distinte fasi procedurali: una prima per stabilire una graduatoria di merito e una seconda per determinare la durata della concessione. Nella prima fase ogni singola offerta sarà valutata sulla base di sei diversi aspetti: le ricadute socio-economiche; le ricadute ambientali; l’ammontare del canone di concessione a tonnellata proposto dai singoli partecipanti; gli effetti occupazionali; la natura e l’ammontare degli investimenti previsti dal piano economico finanziario; il possesso di certificazioni che qualificano il processo produttivo e la gestione ambientale e sociale dell’impresa. Sulla base dei singoli punteggi di queste sei voci ogni offerta riceverà un punteggio da 0 a 100 che servirà a stilare la graduatoria finale. Il soggetto vincitore del bando avrà quindi la cava in concessione per 13 anni che potranno diventare 15 in caso abbia la certificazione Emas. Un po’ come è successo per il periodo transitorio la durata della concessione potrà essere aumentata di ulteriori 10 anni sulla base di progetti che prevedano l’incremento della lavorazione in loco, il miglioramento degli standard di tutela ambientale e di sicurezza dei lavoratori, l’aumento dell’occupazione e lo sviluppo delle filiere. Per valutare l’incremento si prenderanno in considerazione due parametri: l’entità dell’investimento in rapporto al canone di concessione; la rilevanza dell’investimento sulla base delle ricadute su occupazione, ambiente e infrastrutture. Nel disciplinare vengono stabiliti precisi criteri rispetto ai quali valutare queste proposte progettuali, ma si va anche oltre mettendo nero su bianco come ci si debba comportare nel caso ad andare a gara siano agri al momento liberi da concessioni e funzionali all’ampliamento di cave esistenti o ancora quali documenti dovranno essere presentati per partecipare alla gara. Infine si fa chiarezza anche su cosa accade in caso di decadenza della concessione specificando, tra l’altro, come tutti i soggetti incorsi nella decadenza non potranno partecipare a una nuova gara”
“Si è aperto oggi in commissione un importante percorso di confronto e condivisione che proseguirà nelle prossime settimane con l’ascolto di sindacati, rappresentanti delle associazioni datoriali e del mondo ambientalista – aggiunge il presidente Nicola Marchetti -. Ci aspettiamo che ognuno porti il proprio contributo in maniera costruttiva e siamo aperti ad ascoltare qualsiasi proposta per integrare il testo prima di portarlo in aula”.
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