Sogesid Spa, la società del ministero dell’Ambiente incaricata di attuare le bonifiche sul nostro territorio, ha recentemente annunciato l’emissione del provvedimento di aggiudicazione per l’intervento di messa in sicurezza e bonifica unitaria della falda Sin/Sir apuana, ancora pesantemente inquinata.

Il 23 luglio scorso è stata ufficializzata l’aggiudicazione dell’appalto, un passo cruciale verso la bonifica di un’area che da decenni rappresenta un rischio ambientale e sanitario per la popolazione. “Sono in corso gli adempimenti previsti dalla legge per giungere alla stipula del contratto e, quindi, alla consegna dei lavori”, ha spiegato Sogesid. L’aggiudicatario ha richiesto una proroga al 15 settembre 2024 per la presentazione dei documenti necessari alla stipula del contratto, con la previsione di firmare entro il 30 settembre 2024.

L’appalto, bandito il 21 dicembre dello scorso anno, è stato assegnato ad un’associazione temporanea di imprese rappresentata da Atp Srl. La selezione dell’operatore economico è avvenuta tramite una procedura aperta, basata sul criterio dell’offerta economicamente più vantaggiosa in termini di qualità/prezzo. La base d’asta, inizialmente fissata a poco meno di nove milioni e 700mila euro, ha visto un ribasso del 23,78%.

Il progetto, come chiarito da Sogesid, rappresenta un’evoluzione rispetto al concetto originario di sbarramento idraulico continuo lungo l’asse est-ovest del Sin, previsto nel 2008 dallo studio di fattibilità condotto da Icram. L’ipotesi iniziale, dal costo stimato di circa 58 milioni di euro (aggiornato al 2016), è stata rivisitata per rendere gli interventi meno invasivi e più sostenibili economicamente, con un costo totale previsto di circa 12 milioni di euro. Questo approccio innovativo punta anche a preservare la risorsa idrica sotterranea, come richiesto dalla conferenza dei servizi decisoria del 10 febbraio 2009.

Il progetto definitivo prevede la realizzazione di un unico megaimpianto di trattamento delle acque di falda, situato nell’area del depuratore Lavello 2, ex Cersam, di proprietà del Comune di Massa e gestito da Gaia. Questo impianto riceverà le acque inquinate provenienti dalle quattro aree più critiche del Sin/Sir, dove saranno installate altrettante barriere idrauliche.

In dettaglio, il piano prevede la riattivazione e integrazione dei 12 pozzi-barriera dell’ex Ferroleghe, inattivi dal 2011, con l’aggiunta di cinque nuovi pozzi. Inoltre, saranno realizzati otto nuovi pozzi nell’ex Rumianca/Enichem, cinque nuovi pozzi per l’isolamento idraulico del lotto 1 dell’ex Italiana Coke, e tre linee di barriera nell’ex Montedison/Farmoplant, per un totale di 17 nuovi pozzi, a integrazione dei sei già gestiti da Edison Spa.

Queste barriere idrauliche emungeranno fino a 5.592 metri cubi d’acqua al giorno, che saranno convogliati tramite tubazioni al Lavello 2 per essere depurati nel nuovo impianto, dotato di diversi moduli specifici per il trattamento. Un filtro eliminerà il cromo VI proveniente dall’ex Ferroleghe, mentre un altro, denominato “Eni.Farmo.Coke”, si occuperà delle acque delle altre tre aree. Dopo la depurazione, le acque saranno scaricate nel fosso Lavello, con la possibilità di un riutilizzo futuro attraverso appositi manufatti di accumulo.

A finanziare l’opera sarà la Regione, che, dopo la revoca di 21 milioni di euro per la scadenza del termine ultimo fissato per l’appalto dei lavori al 31 dicembre 2022, ha stanziato 12 milioni di euro per questo intervento cruciale sull’acquifero.

Questo progetto rappresenta un passo decisivo verso la bonifica di una delle aree più inquinate del nostro territorio, con l’obiettivo di restituire un ambiente più sano e sicuro.

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