Lo smaltimento illecito dei fanghi avrebbe interessato anche il reticolo idraulico di Pioppogatto. Il presidente Ridolfi: “Possibili danni per l’Ente e la collettività legati all’inquinamento”

Il Consorzio di Bonifica Toscana Nord si costituisce parte civile nel processo Keu, relativo all’inchiesta sullo smaltimento illecito dei fanghi prodotti dalla concia delle pelli.

“Un dovere morale prima di tutto e un atto dovuto nei confronti dei cittadini che non possono e non devono in alcun modo pagare gli eventuali danni procurati all’ambiente e alla collettività a causa di eventuali condotte illecite perpetrate da chi dovesse essere giudicato colpevole e condannato” spiega il presidente dell’Ente Consortile, Ismaele Ridolfi.

Lo scandalo è scoppiato nel 2021 con il processo che si è aperto a carico di 30 imputati per diversi casi di imputazioni rientranti, tra gli altri, nell’alveo dei delitti ambientali, interessando in parte anche il territorio gestito dal Consorzio di Bonifica Toscana Nord in particolare nell’area riferibile al reticolo idraulico di Pioppogatto, nel Comune di Massarosa. La costituzione di parte civile dell’Ente è stata affidata all’avvocata Diana Tazzini, del Foro di Lucca, legale interno del Consorzio di Bonifica.

“Con riferimento alla richiesta di rinvio a giudizio emessa dal Pubblico Ministero procedente sembrano palesarsi danni diretti e indiretti per il Consorzio, proprio nell’area che fa riferimento al reticolo di Pioppogattospecifica il presidente Ridolfi -. Per esempio, abbiamo dovuto sostituire la pompa dell’impianto idrovoro di Pioppogatto che, a seguito di verifica tecnica, risultava essere consumata in maniera eccessiva e in tempi troppo stretti rispetto a situazioni analoghe. Tale intervento sembra essere attribuibile alla presenza di elevati livelli di cloruri nelle acque divenute per questo molto corrosive”.

Per gli uffici tecnici e legali del Consorzio di Bonifica Toscana Nord sembra quindi essere fondata la correlazione tra la discarica abusiva individuata nel terreno limitrofo all’impianto idrovoro del Poppogatto, indicata proprio fra i capi di imputazione del processo, con il danno subito.

E’ inoltre ipotizzabileprosegue il presidente Ridolfiche a causa dell’inquinamento l’Ente consortile si potrebbe trovare ad affrontare in futuro un aumento dei costi relativi alla manutenzione dei luoghi, ordinaria e straordinaria, oltre alla possibilità di un incremento di spesa per le dotazioni di protezione individuale per i dipendenti che lavoreranno sul posto, a causa dell’inquinamento presente. Senza dimenticare che fra i compiti del Consorzio rientrano sicurezza idraulica, difesa del suolo, manutenzione del territorio, tutela e valorizzazione delle acque a uso irriguo destinate alle attività agricole come la tutela dell’ambiente e delle sue risorse. E’ chiaro che l’inquinamento provocato dal Keu potrebbe diventare un elemento critico per la realizzazione della nostra missione. Insomma, per il Consorzio potrebbero configurarsi danni alla propria immagine dall’accertamento della condotta illecita in sede processuale. Danni, diretti e diretti, patrimoniali e non, che in tal caso non possono essere fatti pesare sui cittadini: è una questione morale e di giustizia sociale”.