Non è la prima volta che il parere della commissione paesaggistica viene disatteso dall’amministrazione comunale nell’approvazione di atti.
La sensazione diffusa è che il parere della commissione, o comunque degli organi tecnici in generale, venga tenuto in considerazione solo se è uguale al pensiero della maggioranza. Negli altri casi viene snobbato al punto da non figurare neppure nelle premesse giuridiche degli atti che vengono portati in Consiglio.
Già sull’arredo urbano del progetto per il lungomare le prescrizioni che furono indicate dalla Commissione Paesaggistica sono state ignorate e si sono realizzati i lavori come se nulla fosse stato scritto, un progetto che è bene ricordarlo che non è piaciuto a molti dei residenti e turisti, con evidenti errori di scelta di forme, colori e materiali a cui ora si tenta di rimediare con un ulteriore progetto, non partecipato, da 200.000€.
Si è continuato con il progetto Ugo Pisa nel quale le prescrizioni su un parere positivo preso a maggioranza dalla stessa Commissione Paesaggistica, sono state contestate dagli uffici mettendo in discussione la stessa professionalità dei componenti.
Ora arriva il massimo, il progetto delle “Casette dei pescatori” approvato dalla maggioranza con il parere negativo della Commissione Paesaggistica: un parere tranciante che indica chiaramente quanto questo progetto sia contrario alle indicazioni del PIT Regionale. E dire che la Commissione non è un organo complottista imposto da enti antagonisti, ma un organo collegiale votato dal Consiglio Comunale, da maggioranza e minoranza, un organo tecnico che ha il compito di esprimere parere ai quali l’amministrazione dovrebbe prestare attenzione.
Invece registriamo un’anomalia istituzionale, un utilizzo dei pareri tecnici “a propria immagine e somiglianza”, pareri che sono enfatizzati a giustificazione del proprio operato se concordano con il pensiero unico dell’amministrazione, pareri che vengono invece gettati nel cestino se osano contrastare le idee della maggioranza.
La mancanza di rispetto nei confronti dei professionisti che fanno parte di questo organo è l’ennesima riprova di quanto questa amministrazione legga ed interpreti il proprio ruolo in modo aristocratico e autoritario, una autocrazia che trova difficoltà a qualsiasi tipo di confronto e che non accetta alcun tipo di scambio politico e dialettico.
Purtroppo ne fanno le spese tutte le cittadine e i cittadini che vedono di continuo calati dall’alto progetti e azioni che poco hanno a che fare con il principio partecipativo, anima e cuore della democrazia, non certo della monarchia.