Le perdite dell’acquedotto pubblico sono poco quantificate, ma è una delle maggiori problematiche del nostro sistema idrico. Le riparazioni alla rete del Gestore GAIA S.p.A nel 2022 hanno richiesto esborsi pari a 4.119.475 € e nel primo semestre del 2023, 1.833.905 € . Sono milioni di euro che entrano poi nella bolletta che ognuno di noi paga, senza considerare poi che quelle perdite di acqua costano alla collettività, cioè GAIA SpA paga il flusso alla sorgente, mette il costo in bolletta, ma poi quell’acqua non arriva mai all’utente. Aggiungiamo a questo il continuo disagio per i lavori di riparazione che spesso avvengono lungo il solito tratto, per riparazioni che forse richiederebbero interventi più strutturati, e il disagio spesso determinato dal ripristino dell’asfalto non proprio a regola d’arte. Infine il danno ambientale in un contesto climatico in cui la siccità è diventata elemento costante delle nostre stagioni estive e non solo.

Ci domandiamo e domandiamo a chi di dovere, alla luce di tutto questo, se la gestione attuale delle perdite dell’acquedotto sia efficiente, se ancora bisogna inseguire il modello del full recovery cost che scarica sull’utente finale le criticità strutturali della gestione del servizio idrico, se non sia in realtà necessario un ripensamento del modello di gestione della distribuzione dell’acqua che ancora viene considerata esclusivamente merce e non quello che è: un bene essenziale per la vita umana

Come Unione Popolare di Massa agiremo affinché vengano eliminate le incongruenze della gestione e si arrivi ad un piano pubblico di efficientamento della rete degli acquedotti che venga caricato sulla fiscalità generale e non sulle bollette: oggi ogni investimento fatto in questo ambito è di fatto una tassa che colpisce di più i poveri che i ricchi, contro ogni dettato Costituzionale. Per questo sollecitiamo i gestori a livello locale, gli organi competenti regionali e i nostri governanti a prendere atto del fallimento sostanziale del sistema attuale e accelerare verso un cambiamento che già il Referendum del 2011, fortemente disatteso, aveva indicato.