La Confartigianato apuana rilancia l’analisi della Cgia di Mestre: “Nel calcolo dell’evasione il Ministero dell’economia e delle finanze non tiene conto di diversi fattori”
“Su 2 euro guadagnati da un imprenditore autonomo o libero professionista, 1 se ne va in tasse. La pressione fiscale, sui contribuenti onesti, è in media quasi al 50% e i dati del Ministero dell’economia e della finanza sull’evasione ci paiono inattendibili”. Non le manda a dire la Confartigianato di Massa Carrara e Lunigiana che rilancia l’analisi fornita dall’Ufficio Studi della Cgia di Mestre.
“Nel 2023 i contribuenti italiani fedeli al fisco hanno subìto una pressione fiscale reale del 47,4%: quasi 5 punti in più rispetto al dato ufficiale, che l’anno scorso si è attestato al 42,5%. Un incremento che pensa in maniera gravosa sulle tasche di tutti gli autonomi che contribuiscono a sorreggere le casse dello Stato, incidendo in maniera negativa sulla qualità della loro vita, andando a peggiorare una situazione già complicata per chi non può usufruire di ferie, riposi, congedi e altri strumenti che invece appartengono al lavoro subordinato”.
Una situazione gravosa che non può essere alleviata dalla minima diminuzione della pressione fiscale: “Si parla di 0,2% nel 2023, grazie alla rimodulazione delle aliquote e degli scaglioni dell’Irpef e al modesto aumento del Pil. Così dovrebbe anche essere nel 2024.
Ma a fronte di ciò, è aumentato tutto il resto, compresa la tassazione indiretta. Sono aumentati il costo delle bollette, della Tari, dei ticket sanitari, dei pedaggi autostradali, dei servizi postali, dei trasporti, etc. Insomma, se le tasse sono diminuite, il peso delle tariffe invece è salito creando un effetto distorsivo
. Così nessuno si è accorto della pressione fiscale in discesa, dato che il potere di acquisto si è invece ridotto in maniera significativa” prosegue la Confartigianato apuana che utilizzando lo studio della Cgia di Mestre mette in guardia sulla pressione fiscale ‘reale’: “Ribadendo che la pressione fiscale ufficiale è data dal rapporto tra le entrate fiscali ed il Pil, se dalla ricchezza del Paese scorporiamo la quota riconducibile all’economia non osservata che non apporta gettito alle casse dello Stato, il Prodotto interno lordo diminuisce (quindi si riduce il valore del denominatore), facendo aumentare il risultato che emerge dal rapporto tra il gettito fiscale e il Pil.
L’Ufficio studi della CGIA tiene comunque a precisare che la pressione fiscale ufficiale calcolata anche dal Ministero dell’Economia e delle Finanze (nel 2023 al 42,5 per cento) rispetta fedelmente le disposizioni metodologiche previste dall’Eurostat”. Invece sono ritenute del tutto inattendibili le stime sull’evasione degli autonomi da parte del Mef: “L’analisi del Ministero non include il divario riconducibile agli autonomi esclusi dal pagamento dell’Irap. Vale a dire quelli che hanno scelto il regime fiscale dei ‘minimi’, una buona parte delle imprese agricole, i professionisti privi di autonoma organizzazione e il settore dei servizi domestici.
Complessivamente stiamo parlando di ben oltre la metà dei lavoratori indipendenti presente nel nostro Paese (circa 2,5 milioni). Ebbene, se fosse considerata anche l’evasione di questi ultimi, che picco toccherebbe l’evasione del cosiddetto popolo delle partite Iva?”.