Lettere sgualcite dal tempo, con l’inchiostro sbiadito che nasconde i dettagli. Una parola poi una macchia d’inchiostro, un’altra mezza parola e un’altra macchia. È tutto quello che hanno gli agenti della squadra mobile di Massa per capire di chi sia quel cadavere trovato senza testa, senza un braccio e senza parte del bacino, lassù sulle Alpi Apuane, in un dirupo di quel monte Sagro che non è mai stato così mistico. Il corpo è stato avvistato giovedì mattina (29 dicembre), ma solo il giorno dopo è stato recuperato da una squadra del Soccorso alpino locale. Ed era in avanzato stato di decomposizione. Irriconoscibile. Senza documenti. Senza testa. Senza una denuncia di scomparsa che aiutasse a ricostruire l’accaduto. Solo alcune lettere, appunto, trovate nelle tasche dei vestiti putridi. Alcune scritte a mano, altre al computer. Tutte sbiadite. Come retaggi di una storia che resiste al tempo.

Gli uomini della polizia adesso sono al lavoro per decifrarle. “Sono diversi mesi che quelle lettere sono sotto le intemperie del tempo, quindi è normale che siano illeggibili – spiega il dirigente della squadra mobile di Massa, Antonio Dulvi Corcione – ma dovremmo riuscire a ricostruirne buona parte del contenuto. E da qui capire chi sia quella persona”.

Il corpo verrà trasferito (probabilmente lunedì) nel dipartimento di Medicina Legale Universitaria di Pisa per l’autopsia e per l’esame di Dna. Intanto la squadra mobile esclude si tratti di suicidio. “In genere – spiega il dirigente – quando una persona si suicida, lascia tracce. Una lametta se si taglia le vene, ad esempio. O flaconcini, se ingioia farmaci. In questo caso non abbiamo trovato nulla che ci facesse pensare a un suicidio”.

Anche l’ipotesi dell’omicidio non convince la Questura. Quel luogo, infatti, non si raggiunge facilmente. “Si raggiunge attraverso due strade – spiega Corcione – o costeggiando tutta la roccia della montagna oppure è necessario fare l’arrampicata, che è la strada percorsa dal soccorso alpino per il recupero del corpo”. Difficile, in altre parole, che qualcuno sia andato (volontariamente) in quell’angolo sperduto del Sagro. Per il momento, quindi, la pista più accreditata è che la persona (non è ancora chiaro se si tratti di un uomo o di una donna) si sia persa e sia caduta oppure che sia morta assiderata. “Aveva un giubbotto pesante con sé – spiega il dirigente della squadra mobile – quindi questo ci fa credere che fosse freddo in quel periodo”. Non si tratta infatti di un escursionista (quindi teoricamente più esperto di montagna), perché non aveva i vestiti da trekking.

Rimangono invece i dubbi su che fine abbiano fatte le altre parti del corpo. La testa, il braccio, pezzi di bacino spariti nel nulla. L’ipotesi è che siano stati gli animali selvatici a dilaniare il corpo, ma in genere, dice il dirigente della squadra mobile, i resti vengono ritrovati in zona. Questa volta no. O almeno non per ora.

Sul caso indaga anche la Procura. Titolare dell’inchiesta è il pubblico ministero Alessandra Conforti, che dopo Capodanno disporrà l’autopsia.

il tirreno