C’è poco da fare: al Cermec la puzza è di casa. E non potrebbe essere altrimenti perché l’impianto di via Dorsale tratta rifiuti e la spazzatura – ci piaccia o non ci piaccia – non profuma mai di lavanda. Che nell’impianto ci siano cattivi odori è, quindi, perfettamente normale. Non lo è, invece, il fatto che gli odori, acri e persistenti, “svolazzino”, come accaduto nelle ultime settimane, per il litorale e per la città costringendo i massesi alla molletta al naso.
Emanuele Giorgi, commercialista carrarese, è l’uomo che lo scorso maggio ha sostituito Ugo Bosetti alla guida dell’azienda. E parte da un’evidenza: «Cermec tratta un prodotto che puzza». E su questo c’è poco da fare. Ma «se abbiamo causato odori troppo forti, ci scusiamo con i cittadini perché siamo consapevoli di aver creato un disagio». Le scuse, quindi, e un impegno: «Stiamo migliorando le modalità di svolgimento delle lavorazioni, in modo da ridurre al minimo le emissioni di cattivo odore». Del resto Arpat, l’agenzia regionale per la protezione ambientale, parla chiaro: l’azienda rispetta protocolli, prescrizioni e normative. Di irregolarità non ce ne sono, c’è invece la puzza, tanto che la stessa agenzia qualche miglioria all’impianto la suggerisce. E che le migliorie servano lo pensa anche Giorgi, amministratore unico: «L’impianto – spiega – è datato e di vecchia concezione». Un esempio per tutti: le porte delle fosse in cui vengono raccolti i rifiuti non sono automatiche. La ruspa entra, deposita spazzatura, poi esce, ma la porta rimane aperta. Tocca all’operatore scendere dal mezzo e chiuderla. Magari per rientrare dopo due minuti. Così capita che il portellone non si abbassi e i miasmi trovino una comoda via di fuga. Non solo: impianto vecchio significa possibili rotture. Qualche giorno fa è andata ko una conduttura del biofiltro attraverso cui passava l’aria. E senza aria, niente “depurazione”. La conduttura è già stata rimessa a nuovo, del resto la società – parola di Giorgi – la lotta contro la puzza l’ha ingaggiata da un po’ e promette ora di intensificarla: «Abbiamo acquistato diversi cannoni mobili ad enzimi, prodotti innocui per la salute, ma in grado di abbattere gli odori. E stiamo valutando di comprare un altro cannone. È stato recentemente sostituito il letto, in materiale naturale, del biofiltro che “depura” l’aria dai cattivi odori». Non solo: l’azienda sta pianificando un investimento importante per la sostituzione dei portelloni delle fosse. Via quelli manuali, sì a quelli automatici. Il resto è attenzione e pulizia massima nei piazzali in cui si tratta il rifiuto, indifferenziato e umido in primis. Perchè sono quelli che puzzano di più.
L’impegno c’è, ma il cattivo odore – e questo deve essere messo in conto – fa parte del pacchetto e spesso si diffonde durante i processi per la stabilizzazione del rifiuto: per compostare il materiale ed evitare che marcisca e per impedire eventuali emissioni, la spazzatura viene insufflata con aria e l’odore si disperde. Niente di pericoloso per la salute – garantisce Cermec – ma il fastidio, quello c’è. E l’azienda (i soci sono i Comuni di Massa e Carrare e Provincia) è pronta ad ulteriori investimenti che riesce a preventivare perchè – spiega Giorgi – i conti sono a posto. In concordato dal 2011, dopo lo scandalo che ha visto aprirsi due processi, Cermec riesce a rispettare i parametri concordatari, versa ogni anno il milione e 200.000 euro dovuto ai creditori e nel 2015 ha chiuso il bilancio con un utile di 2,3 milioni di euro al netto delle imposte. Certo adesso deve misurarsi con una grande sfida, quella di un unico ambito territoriale per la gestione dei rifiuti che include la nostra provincia, Lucca, Pisa e Livorno e quella di un unico gestore, ReteAmbiente in cui confluiranno i vari impianti di ambito. Il Cermec in ReteAmbiente ancora non cè’ perchè in concordato. Ma neppure ci sono le aziende locali di raccolta, Asmiu (Massa) e Amia (Carrara).
il tirreno