Persi 2mila addetti in cinque anni: 138 aziende chiuse nel 2015.
Preoccupati per l’eccessiva lentezza del percorso di approvazione del piano regolatore e per una pianificazione urbanistica in prospettiva molto debole nel Comune di Massa. I numeri del settore costruzioni non ammettono ulteriori rallentamenti o ripensamenti: nell’ultimo anno sono state 50 le imprese che hanno chiuso. L’anno precedente 138 per un saldo che è sempre più pesante e che ha portato alla perdita, negli ultimi cinque anni, di 2mila addetti, un quarto della forza lavoro complessiva del settore. Numeri non soltanto imputabili al Comune di Massa, ma a tutta la provincia che marcano però un andamento pericoloso anche per la stabilità economica e sociale. Un’emorragia, come evidenziato anche dall’ultimo dossier della Camera di Commercio di Massa Carrara, che solo una pianificazione adeguata e strumenti normativi chiari, a fianco di politiche nazionali, possono fermare. Timori e speranze che Cna, Confartigianato e Confindustria hanno incontrato hanno portato nuovamente all’attenzione dell’amministrazione comunale di Massa in occasione di un incontro con l’assessore alle attività produttive, Ulian Berti. “Le imprese – hanno spiegato le associazioni di categoria nella loro analisi – si attendono una ripresa delle ristrutturazioni e di piccoli lavori edili, dato un miglioramento del mercato immobiliare, così come si attendono benefici anche dal piano nazionale di messa in sicurezza dell’edilizia scolastica. Ma non basta. Lo sblocco del piano regolatore di Massa può finalmente mettere la parola fine alla crisi a livello locale dando finalmente quelle risposte che le imprese si attendono”. A preoccupare, e non poco, le imprese massesi è il percorso ad ostacoli e pieni di insidie che sta vivendo l’approvazione del piano regolatore: “la politica non si può permettere di ritardare ancora l’approvazione di questo strumento perché in gioco non ci sono i partiti o gli schieramenti ma le imprese, le famiglie, la stabilità sociale. – spiegano ancora – Confidiamo in un percorso tecnico celere ed in un altrettanto percorso rapido politico. Arenarsi ora significherebbe perdere altri anni e questo le imprese non possono permetterselo”. Cna, Confartigianato e Confindustria hanno chiesto anche informazioni sul piano di investimenti per l’anno in corso e per i prossimi. “Allo stato attuale – spiegano – gli investimenti per gli appalti pubblici sono ancora troppo marginali rispetto ad una prospettiva di vero shock per il comparto. Il settore ha bisogno di una iniezione di investimenti importanti a livello comunale e provinciali e di un piano regolatore chiaro che fornisca gli strumenti per favorire ristrutturazioni, riqualificazioni e recuperi edili. Prospettive che, ad oggi, sono ancora molto lontane”.