
Ha deciso di assoldare un’agenzia di scouting e ha passato al setaccio tutto il litorale, da Partaccia a Poveromo. Obbiettivo: trovare un’area in cui insediarsi e realizzare una struttura alberghiera di fascia alta. Impegnata nella ricerca una catena alberghiera italiana che “ha spedito” sulla costa apuana un paio di responsabili e ha bussato alle porte di parecchie agenzie immobiliari. La catena non è di gusti facili e se è vero che a casa nostra, purtroppo, gli alberghi dismessi non mancano, è altrettanto vero che il potenziale acquirente è selettivo. Punta – e questo è il primo requisito – ad un terreno – o struttura – che la destinazione alberghiera ce l’abbia già, riconosciuta nero su bianco anche dagli strumenti urbanistici in fase di approvazione definitiva.
Non solo, la compagnia è stata chiara anche sulle dimensioni: conta, infatti, di acquisire un immobile che possa ospitare almeno 70-80 camere. E – questa è la conditio sine qua non per l’acquisto – l’albergo deve essere corredato da ampio parco, per una metratura non inferiore ai 15-20.000 metri. Non è un caso, quindi, che gli scout (i ricercatori di immobili ndr) al lavoro sulla costa abbiamo puntato gli occhi sull’ex residenza turistico alberghiera Doria. Verissimo che quell’edificio un mega parco di corredo non ce l’ha, altrettanto vero – e alla catena alberghiera non è sfuggito – che intorno all’immobile le aree verdi, di proprietà privata, non mancano. Alcune, in sede di definizione degli strumenti urbanistici, già messe a disposizione di Palazzo civico per eventuale progettazione.
Il Doria ha colpito l’agenzia di scouting per dimensione e collocazione: sul lungomare e a due passi dalla battigia. E l’eventualità di sfruttare il verde che circonda l’edificio permetterebbe di realizzare un gioiello da – questo l’obbiettivo – quattro stelle lusso. La partita Doria, però, è complicatissima. L’immobile, dopo una travagliata storia di carte bollate, nel settembre del 2014 è stato acquisito al patrimonio dal Comune. Via Porta Fabbrica è proprietaria, anche se la detenzione reale del bene non l’ha mai avuta. Insomma, il Doria è suo – per semplificare – ma le chiavi di casa non le ha. E non è finita perché contro l’acquisizione pendono ancora un ricorso al Tribunale amministrativo e uno al Consiglio di Stato.
La vicenda è, in effetti, complicatissima e comincia con una residenza turistico alberghiera, il Doria appunto, trasformata in 33 mini appartamenti. Sul caso la Procura apre un’indagine e si arriva a processo. Ma le condanne – la sentenza è del giugno 2011 – non scattano: il giudice ritiene che non ci sia lottizzazione. Il Comune, però, gioca la sua partita sul piano amministrativo, revoca l’abitabilità e ordina (nel 2008) lo sgombero. Chi ha comprato deve lasciare l’appartamento: scattano i ricorsi al Tar che, con una serie di sentenze del 2009, accoglie le ragioni di Palazzo civico. I proprietari quindi chiedono una sanatoria per riattivare la Rta. Il Comune accetta, ma fissa una condizione: è necessario che tutti siano d’accordo. E l’accordo non arriva, sono tre i proprietari contrari. L’amministrazione, contro di loro, va avanti: con la determinazione 860 archivia il procedimento per tutti quelli che hanno detto sì alla sanatoria, ma accerta «l’avvenuta lottizzazione abusiva» per gli altri tre. Scatta, dunque, il loro ricorso al Tar dei 3 e la richiesta di sospensiva delle determinazione. La sospensiva non arriva e parte l’acquisizione. Ma quando il Tribunale entra nel merito, annulla la determinazione, almeno nella parte in cui prevede l’archiviazione della lottizzazione per 30 dei 33 proprietari. La logica è: se la lottizzazione c’è, c’è per tutti. Palazzo civico fa il punto, poi decide e scatta per tutti l’acquisizione. A cui seguono nuovi ricorsi. Ricorsi ancora pendenti che impediscono al Comune di disporre liberamente del bene. Insomma, se la catena alberghiera ha puntato gli occhi sul Doria, non le rimane che aspettare. Aspettare i tempi della giustizia amministrativa.
il tirreno