C’era rabbia, oltreché tristezza, davanti all’obitorio di Massa. E’ qui che sono stati celebrati i funeali di Carlo Morelli, l’operaio morto schiacciato dalle lastre di marmo nella segheria in cui lavorava, la Coseluc a Massa. Nessun rito religioso, ma solo un addio collettivo e laico, così ha voluto la famiglia, ma molto partecipato. Erano almeno in cinquecento a dargli l’ultimo saluto.

C’erano i parenti, gli amici, i colleghi. Ma anche tantissimi cavatori e operai del piano che Carlo non lo conoscevano ma non se la sentivano di non essere presenti. «Doveva essere in pensione ed eccola la sua pensione: una bara», è il commento amaro di Valter Giorgieri, operaio della segheria Campolonghi a Montignoso. «Non è possibile continuare così – aggiunge – venti giorni fa ero al funerale di Federico e Roberto . Adesso a quello di Carlo».

All’uscita del feretro dell’obitorio è scoppiato un applauso. Poi è partito il corteo funebre, con in testa le istituzioni: il presidente della Provincia, Narciso Buffoni,il vicesindaco di Massa, Uilian Berti, e quello di Carrara, Fiorella Fambrini. E dietro, chiusi nel loro dolore, la moglie, la figlia e il nipote con la sua tuta della Carrarese. Il feretro è stato trasportato al cimitero di Turigliano, a Carrara, comune in cui lui viveva.