Presentati stamani ai rappresentanti dei Comuni toscani, riuniti nell’auditorium di Santa Apollonia, i bandi per i servizi alla prima infanzia 2016-17. Quasi dieci milioni di euro dai fondi Por Fse che serviranno a garantire la gestione locale dei servizi.
“Il nostro miglior risultato per i cittadini è essere riusciti a non cambiare nulla di un sistema di servizi importanti che qualificano da tempo la Toscana come quelli per l’infanzia”, afferma l’assessore all’istruzione Cristina Grieco, portando il suo saluto ad una sala al completo. “In un momento riconosciuto di restringimento delle risorse, attraverso la ricerca e il buon uso dei fondi europei la Giunta regionale riesce sostanzialmente a garantire, con il milione aggiuntivo di risorse proprie che arriverà a metà anno, il finanziamento degli scorsi anni”.
“Quest’anno siamo partiti per tempo – aggiunge Grieco – e gli enti locali sono così messi nella condizione di lavorare per la regolare erogazione dei servizi, a partire da settembre, alle famiglie che pensano di iscrivere i figli ad uno dei tanti servizi educativi per la prima infanzia, nidi ma non solo, rivolti a bambini fino a tre anni”.
Dei 9 milioni 867mila euro che consentiranno ai Comuni di mantenere o aumentare i posti a disposizione nelle strutture da loro gestite e di abbassare le rette negli istituti privati (ma accreditati) dove nidi comunali o pubblici non ci sono o sono insufficienti, con liste di attesa più o meno lunghe, 6 milioni e mezzo (compreso il milione dal bilancio della Regione) serviranno per garantire i servizi; e 4 milioni e 300mila euro invece per il sostegno alle famiglie laddove le strutture pubbliche non siano in grado di rispondere nell’immediato alle richieste.
“I nidi non sono solo utili per la crescita e l’educazione dei bambini – conclude l’assessore -, ma aiutano anche a conciliare i tempi di vita e lavoro delle famiglie. Per questo ci siamo dati la priorità di continuare a garantire questo servizio che riteniamo essenziale per la qualità della vita dei cittadini toscani”.
Come funziona
Il meccanismo è semplice e dei contributi potranno beneficiare i Comuni, che se interessati dovranno rispondere all’avviso. Potranno utilizzare i fondi per le spese del personale o della gestione del servizio, in caso di appalto esterno. I contributi sono rivolti al consolidamento dell’offerta, ma anche anche suo ampliamento. Se un Comune non ha ha alcuna struttura gestita direttamente o indirettamente, potrà utilizzare le risorse per ‘acquistare posti-bambino” in nido o servizi per la prima infanzia, privati, accreditati. Questo consentirà di fatto di abbattere le rette: sarà l’amministrazione comunale a decidere come, per quali famiglie, per quanto e in base a quali parametri. L’unico paletto imposto dalla Regione è che lo sconto (o meglio il costo a carico dell’ente per ogni posto-bambino) non potrà s uperare i 400 euro al mese su rette che, mediamente, oscillano per un tempo pieno tra i 500 e i 600 euro in strutture private.
Bonus per comuni associati, isole e montagna
I comuni montani o di isole, con meno di cinquemila abitanti, riceveranno, indipendentemente dal numero di bambini fruitori, un bonus ulteriore di 10 mila euro. Altrettanti ne beneficeranno i Comuni che aderiscono ad una gestione associata. I due premi sono cumulabili.
Un po’ di numeri
I servizi educativi per l’infanzia sono 1005 in tutta la Toscana, 28.652 posti, e coprono il 34 per cento dell’utenza potenziale: praticamente un bambino su tre tra tutti quelli che vivono nella regione ed hanno l’età giusta per potersi iscrivere. L’obiettivo europeo era del 33 per cent, quindi è stato raggiunto e superato. Tra gli oltre mille servizi per l’infanzia, più della metà dei posti (15.992) sono in strutture pubbliche. Quattrocentodue sono le strutture private già accreditate, sulle cinquecentotrenta in totale. I nidi, pubblici e privati, sono 827.