Tutto è iniziato con una serie di indiscrezioni sui motivi della rottura tra Gaia Spa e il presidente del consiglio comunale di Carrara Luca Ragoni e nell’arco di una settimana, il botta e risposta tra il partito di Ragoni, il Pd e il Movimento 5 Stelle è diventato una vera e propria battaglia. Ma andiamo con ordine.
Martedì scorso il grillino Federico Bonni, presidente della commissione Controllo e Garanzia, convoca una seduta dedicata al controverso rapporto tra Gaia e il presidente del consiglio comunale.
Dall’incontro escono una serie di indiscrezioni, secondo le quali, con l’ausilio di un investigatore, la spa avrebbe scoperto che il dirigente Ragoni si assentava spesso dal lavoro e faceva un utilizzo non conforme del telefono aziendale. Non solo, Ragoni avrebbe avuto un rendimento insoddisfacente tanto da spingere Gaia a pensare a un licenziamento, salvo poi optare per un addio consensuale. Niente di ufficiale, è bene sottolinearlo, e così Bonni decide di continuare a indagare sulla vicenda, convocando i dirigenti di Gaia, ipotizzando denunce in procura o alla corte dei conti. La prima replica arriva dal neo segretario del Pd, Raffaele Parrini, che difende la correttezza del democratico Ragoni e se la prende con i grillini, innescando un duro botta e risposta con i consiglieri del Movimento 5 Stelle. L’ultima parola, almeno per ora, arriva dal diretto interessato che in una lunga lettera aperta parla di «una campagna denigratoria strumentale ed inaccettabile», difende il suo operato a Gaia e un po’ a sorpresa rivela di aver subito atti intimidatori. Ragoni cita «l’esplosione di una grossa bomba carta sotto il mio portone di casa» un fatto, scrive il presidente del Consiglio «noto alle forze dell’ordine, ma che ho chiesto di non divulgare per garantire la maggior serenità dei mie figli». Una vicenda che gli inquirenti non smentiscono ma ridimensionano nettamente: le indagini non avrebbero portato a nessuna denuncia e a scoppiare davanti all’abitazione del presidente del consiglio non sarebbe stata una bomba carta ma qualche petardo, messo lì probabilmente da qualche innocuo ragazzino.