Le società partecipate dalla Regione Toscana diminuiranno e dovranno essere strategiche. Senza generare perdite persistenti e garantendo un equilibrio economico duraturo. Non potranno piu chiudere i bilanci di esercizio in perdita per due anni consecutivi: “Non solo dunque cederemo le partecipazioni non strategiche, così come abbiamo già fatto per altre società in passato – spiega l’assessore alla presidenza e al bilancio, Vittorio Bugli –. Ci impegniamo anche a non procedere ad alcun aumento di capitale e non fare acquisti di partecipazione in nuove società, e neppure a costituirne di nuove. Tutte dovranno inoltre avere bilanci in pareggio”.
Queste le linee essenziali del piano di razionalizzazione delle società partecipate approvato dalla Regione nel Documento di economia e finanza regionale (DEFR) per il 2016.
“Alla luce di quanto si legge anche oggi sulla stampa – sottolinea Bugli -, il nostro piano sembra in linea con il decreto legislativo che sta predisponendo il Governo. Per noi era d’obbligo avere un piano di riorganizzazione in questo settore dopo che abbiamo fatto scelte di riorganizzazione di tutta la Regione”.
Il 2014 si era chiusa con perdite nelle società termali di Montecatini e Chianciano, in quelle fieristiche di Arezzo e Carrara e in Fidi Toscana, in questo ultimo caso per gli effetti della crisi economica che ha colpito imprese per cui la società aveva rilasciato garanzie.
Il piano appena licenziato fissa modi e tempi certi affinché entro il 2017 tutte o la maggior parte delle partecipazioni non strategiche siano cedute. La Regione potrà ricorrere ad aste pubbliche precedute da manifestazione di interesse, ovvero un bando a cui gli interessati potranno rispondere; si potranno cedere quote attraverso accordi con gli altri soci pubblici: è il caso di terme e fiere, con l’obiettivo di conservare la proprietà pubblica dei complessi di particolare interesse storico-artistico e culturale.
Nel 2010 la Regione aveva avviato la cessione di tutte le azioni dell’Autocamionabile della Cisa, di Etruria Innovazione e del Consorzio Pisa Ricerche, dell’acqua Evam, di Firenze Parcheggi e Golf la Vecchia Pievaccia. La dismissione della partecipazione nell’Autocamionabile della Cisa si è conclusa nel 2012. Per Etruria Innovazione e Consorzio Pisa Ricerche l’anno scorso erano ancora in corso di ultimazione le procedure di liquidazione e fallimento. Per le altre tre l’iter si è concluso nel 2015, lo stesso anno in cui la Regione ha ridotto dal 16,9 al 5 per cento le proprie quote nella società dell’aeroporto Galilei di Pisa, poi fusosi con Aeroporto di Firenze e che ha dato vita alla società Toscana Aeroporti, di cui la Regione detiene ancora il 5 per cento.
Da ventitre a dieci società
Con il nuovo piano di razionalizzazione, a conti fatti, delle 23 società a fine 2014 nel portafoglio regionale, anno a cui si riferisce anche l’ultimo rapporto approvato, resteranno al massimo nel patrimonio della Regione dieci società: Fidi Toscana, ovvero la finanziaria di cui la Regione è socio di maggioranza con oltre il 46 il per cento delle azioni, l’Agenzia regionale Recupero Risorse e Sviluppo Toscana, tutte e due società in-house, e le società nel comparto delle infrastrutture e della logistica (ovvero Toscana Aeroporti, Ala Toscana, Seam spa, Interporto Vespucci, Interporto Toscana Centrale, Logistica Toscana e Italcertifier, acquisita con l’11 per cento nel 2015). Considerando le società nel frattempo fuse e quelle già dismesse o in liquidazione, la Regione dovrà liquidare la società Logistica Scarl ed uscire da sette società: Banca Etica, Arezzo Fiere e Congressi S.p.a, Firenze Fiera S.p.A. e Internazionale Marmi e Macchine S.p.A. di Massa e Carrara, Terme di Casciana S.p.A, Terme di Chianciano Immobiliare S.p.A., Terme di Montecatini Immobiliare S.p.A.
Introito stimato e amministratori unici
“Abbiamo ipotizzato di incassare fino ad un massimo di circa 30 milioni – annota Bugli – Anche qualora non si riuscisse ad incassare per intero questa somma stimata, si tratterebbe comunque di entrate significative per il bilancio regionale che potranno essere utilizzate a favore della tenuta dei servizi e degli investimenti. Riguardo all’obbligo che sembra essere contenuto nella bozza di decreto legislativo attuativo della riforma Madia, di sostituire gli attuali consigli di amministrazione nelle società a controllo pubblico con amministratori unici, – aggiunge l’assessore – da tempo stiamo andando in questa direzione laddove le nostre quote proprietarie e le situazioni aziendali ci hanno consentito di farlo; già adesso abbiamo amministratori unici in 5 società e sarà molto positivo poter intervenire in tal senso anche sulle altre potendo contare anche sull’eventuale norma nazionale”.