Alla fine l’incontro di martedì 17 novembre presso la sede della Croce Rossa di Albiano Magra, voluto dall’Amministrazione comunale, si chiude con il sindaco Silvia Magnani, e gli oltre 150 cittadini albianesi presenti, uniti nell’intento di andare alla sede della Provincia a chiedere conto della situazione per quanto concerne le autorizzazioni con le quali la ditta Costa sta continuando a lavorare, senza dimenticare l’iter inerente la Valutazione di Impatto Ambientale.

E pensare che la serata, svoltasi all’esterno della sede della Croce Rossa per il grande afflusso di gente, si era aperta con qualche contestazione all’indirizzo del primo cittadino, bersagliata, soprattutto, per avere ridato l’agibilità al capannone della ditta Costa distrutto dall’incendio di domenica 4 ottobre, ma alla fine la gente si è affidata a lei per andare a portare la questione della ditta Costa all’attenzione della Provincia.
E proprio polemizzando con la Provincia iniziava il suo intervento il sindaco di Aulla, la quale accusava il vice presidente di questa, Ugo Malatesta, di non essere presente, nonostante fosse stato invitato, e replicava sulla revoca dell’ordinanza che sanciva l’inagibilità del capannone invaso dal fuoco. Archiviata la pratica riguardante la revoca dell’ordinanza che sanciva l’inagibilità del capannone, Silvia Magnani annunciava che la giunta comunale aveva stilato una deliberazione, la numero 107 del 16 novembre scorso, che sarà portata in consiglio comunale entro questo mese, una deliberazione in cui si parla di delocalizzazione della ditta Costa e della necessità che la lavorazione del rifiuto indifferenziato sia portata fuori da Albiano Magra.

Inoltre, il sindaco faceva anche cenno all’ordinanza ancora in vigore che vieta di consumare frutta e verdura proveniente dagli orti compresi in un raggio di 400 metri dagli impianti di lavorazione dei rifiuti, rivelando che le analisi sui campioni prelevati escludono la presenza di diossine, ma non di idrocarburi, seppur in bassa concentrazione, la cui presenza, però, non sarebbe riconducibile all’incendio di domenica 4 ottobre: una notizia, comunque, che non può fare stare tranquilli; pertanto, l’Asl ha chiesto un parere sui livelli degli idrocarburi al Ministero della salute. A questo punto la scena è stata lasciata ai cittadini, i quali hanno incalzato il sindaco, con l’ex consigliere comunale Walter Morettiche ha detto chiaramente che «una attività insalubre a tecnologia complessa non può stare lì perché puzza e per il pericolo di incendi». E’ la chiusura della ditta Costa che i presenti vogliono, ma Silvia Magnani, altrettanto chiaramente, ha replicato di non potere fare una ordinanza di chiusura “se gli enti preposti non attestano che c’è un pericolo per la salute”. A parlare di disparità di trattamento fra la popolazione albianese e la ditta Costa è stato l’ex presidente della locale sezione della Croce Rossa, Roberto Cipriani, al quale ha fatto eco un altro signore: «Costa può lavorare, noi non possiamo mangiare frutta e verdura». Quindi, c’era chi chiamava in causa la salute dei bambini e chi chiedeva: «Cosa esce dal comignolo della ditta Costa?».

il tirreno