È stato condannato a sei anni dal collegio presieduto dal giudice Giovanni Sgambati, il settantenne accusato di aver molestato la nipote, quando la ragazzina era appena tredicenne. E per questo motivo non mettiamo il nome dell’uomo, per salvaguardare la vittima, che nel frattempo ha compiuto 17 anni ed è stata affidata a un’altra famiglia. L’imputato quando ha sentito la sentenza quasi si è messo a piangere, si è sempre professato innocente e per questo aveva scelto di andare a dibattimento senza chiedere riti alternativi con lo sconto della pena. Ma è chiaro che impugnerà la sentenza, non appena verranno depositate le motivazioni del collegio. Il pubblico ministero Alessandra Conforti, che di anni ne aveva chiesti sette, invece è soddisfatta, dato che i giudici hanno confermato le sue accuse.
Quello che era costretta a subire, l’adolescente lo ha raccontato ai magistrati durante un incidente probatorio. Un ambiente protetto e volti rassicuranti per evitarle di riferire quanto le era accaduto in una fredda aula di tribunale, seppure a porte chiuse. Ha riferito di molestie ripetute da parte del nonno paterno quando aveva tredici anni. Una storia difficile finita nelle mani del sostituto Conforti, che è andata a fondo a questa vicenda. Fin dalla prima segnalazione. L’orrore viene fuori quasi per caso, nel 2012: una pattuglia della polizia sta facendo un controllo in una strada periferica della città e nota un’auto un po’ defilata. Gli agenti decidono di vederci chiaro e vanno a dare un’occhiata. Credono che all’interno ci sia una prostituta con un cliente occasionale. Invece scoprono che dentro ci sono un anziano e un’adolescente, sono nonno e la nipote. Come rivelano i documenti d’identità. E gli atteggiamenti dell’uomo – così riferiranno i poliziotti al pm – sono inequivocabili.
Parte l’indagine: la ragazzina viene ascoltata in incidente probatorio e, in quell’occasione, non soltanto conferma l’episodio, ma ne riferisce anche altri. L’anziano nega tutto, perfino di essere stato sorpreso in atteggiamenti non consoni dalla volante. Si professa innocente, si arrabbia pure con i giornali che scrivono della vicenda – seppure in forma anonima – e giura che ne uscirà pulito. E anche la sua famiglia è convinta che stia raccontando la verità. Invece con il passare delle udienze il quadro accusatorio diventa sempre più pesante per l’imputato. Fino alla lettura della sentenza
del giudice Sgambati. Intanto la giovane è stata allontanata anche dai genitori – che per motivi di lavoro l’affidavano all’anziano -, visto che la relazione dei servizi sociali era stata definitiva in questo senso. Intanto la ragazza sembra essere uscita dall’incubo, trovando la serenità.
il tirreno