Ergastolo e isolamento per tre anni. È stata questa la richiesta del pubblico ministero Rossella Soffio al termine di una requisitoria durata un’ora e mezza e che ha ripercorso minuto dopo minuto la notte di Natale del 2013, quando l’imputato Andrea Mazzi, armato di coltello, strappò le giovani vite di Andrea Fruzzetti ed Enrico Baria. Nessun colpo di scena, si sapeva che il sostituto procuratore avrebbe chiesto al collegio presieduto dal giudice Giovanni Sgambati di non concedere alcuna attenuante a Mazzi. Nemmeno quella della giovane età: «Anche le vittime erano giovani e non possiamo dire alle famiglie dei due ragazzi che non ci sono più che l’assassino merita una riduzione della pena perché è un ventenne». Le aggravanti che spingono alla fine pena mai sono la premeditazione (le minacce su Facebook), i futili motivi (dissapori tra i gruppi rivali che sfociavano in risse nei locali che frequentavano) e la crudeltà(«Fruzzetti e Baria non sono morti per i calci, Mazzi ha dimostrato di fare della violenza la modalità di soluzione delle controversie. Poteva fermarsi dopo la prima coltellata alla mano di Fruzzetti, quando tutti gli diceva di lasciar stare ma non lo ha fatto»).
il tirreno