A UCCIDERE anatre, germani e gli altri volatili è stata una tossina prodotta dal batterio del botulino. Finalmente la malattia che ha fatto strafe di uccelli su Brugiano e Lavello (si parla di almeno 56 cadaveri ritrovati) ha un nome. Si tratta della tossina botulinica di tipo «C», quella che colpisce principalmente i volatili, visto che risulta essere estremamente tossica per le anatre e le oche, prima di tutto, e che è definita appunto «botulismo aviare».
La conferma è arrivata ieri mattina da un tecnico dell’Asl durante la seduta della commissione ambiente in municipio a Massa. La prima morìa di anatre al Lavello alla fine di luglio, riportata dal nostro giornale, e al Brugiano (segnalato all’azienda sanitaria solo dalla Polizia municipale) aveva fatto partire i controlli dell’Asl: i campioni prelevati lungo il corso del fiume il 30 e 31 luglio erano stati inviati all’istituto zooprofilattico di Pisa. Le analisi di Pisa avevano subito sollevato dubbi sulla possibilità di una malattia causata da un batterio e la conferma è arrivata pochi giorni dopo dai laboratori dell’istituto di Tor Vergata: si trattava della tossina botulinica di tipo «C».
Nessun allarme per la salute pubblica: non si tratta dei ceppi più pericolosi per gli esseri umani, la «A» e la «E», ma rappresenta comunque un problema per la salute ambientale del territorio. Il tecnico dell’Asl ha spiegato infatti che il batterio che produce la tossina, «Clostridium botulinum», è in grado di innescare un circolo vizioso che può arrivare a sterminare un gran numero di volatili nel giro di poco tempo. In pratica tutto è stato scatenato dal caldo straordinario di luglio, almeno questa è la teoria più probabile: le spore di botulino possono infatti sopravvivere nascoste nel fango limaccioso dei fiumi anche per anni, resistendo al gelo e al caldo rimanendo quiescente. In assenza di acqua le anatre o altri volatili possono arrivare a cercare da mangiare rovistando nel fango dei fiumi, come accaduto a Lavello e Brugiano, e rimanere intossicate.
Il Clostridium botulinum è un germe della putrefazione, e alla morte dell’anatra il cadavere in putrefazione richiama le mosche che lasciano le loro larve sul corpo in decomposizione. Le larve si riempiono della tossina del botulino ma richiamano al tempo stesso altre anatre e uccelli, ghiotti di larve. In questo modo anche altre anatre vengono contaminate dalla tossina e muoiono innescando in questo modo un ciclo in grado di rinforzarsi autonomamente, almeno fino a quando ci sono altri volatili da contaminare. Anche perché bstano 3 o 4 larve piene di tossine, secondo la letteratura in materia, per uccedere un’anatra ma su ogni volatile in putrefazione ce ne possono essere anche fino a 5.000.
A ogni modo è chiaro che nel caso specifico si tratta di un’intossicazione causata dall’ingestione della tossina prodotta dal batterio ed è un avvelenamento piuttosto che una malattia trasmissibile o una tossinfezione. Le misure messe in campo dai Comuni su suggerimento dell’Asl, dovrebbero quindi essere sufficienti a contenere il fenomeno: Asmiu è già stata incaricata di recuperare le carcasse e di effettuare un monitoraggio di Lavello e Brugiano mentre è già partita anche un’operazione di disinfestazione visto che pure i ratti possono essere portatori sani della tossina. L’arrivo della pioggia e la fine del caldoNel lungo periodo, poi, una misura che potrebbe risolvere la possibile presenza della tossina nel fiume può essere quella di dragare il corso d’acqua per eliminare i fanghi che «covano» il batterio.
Nel frattempo prosegue anche il monitoraggio da parte di Asl: il 18 agosto altri tre volatili morti sono stati inviati per le analisi. E sotto controllo c’è anche il Carrione dove sono già morte 30 anatre e, stando alle parole del tecnico dell’Asl, probabilmente la causa è la stessa, in attesa dei risultati delle analisi.
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