Sono stati condannati i due trentenni arrestati mentre tentavano di spacciare cocaina ed ecstasy al Beach club: per Cristiano Poponi, 35 anni, di Montecatini, la pena è stata di due anni e otto mesi; per Costantino Garibaldi, 30 anni, di Carrara, invece diciotto mesi con la sospensione della pena.

La decisione è stata presa dal giudice Fabrizio Garofalo. Il pubblico ministeroAlberto Dello Iacono per Poponi aveva chiesto dieci anni di reclusione.
Il montecatinese, che da poco aveva aperto un negozio dove riparava gli smartphone, già in fase di convalida aveva provato a difendersi negando di essere uno spacciatore: «Quella droga l’ho trovata in stazione a Prato, l’ho presa senza pensarci e con l’intenzione di consumarla per passare una serata di sballo. Poi il mio amico mi ha detto che potevamo fare un bel po’ di soldi e mi sono lasciato trascinare». Una tesi che non era servita però a evitargli il carcere, visto che per un precedente tentativo di evasione era stato impossibile mandarlo ai domiciliari
L’amico di cui parlava Poponi non era Garibaldi, ma un terzo giovane che non è stato arrestato quella sera al Beach perché lui non aveva stupefacenti addosso. E quindi i finanzieri in borghese che si erano mischiati con i clienti del locale non avevano potuto contestargli nulla. Mano più leggera del giudice (ma anche le richieste del pm erano più soft) per Garibaldi, disoccupato carrarese, che ha provato lo stesso a negare gli addebiti. Pure il suo racconto incentrato sull’uso personale non è stato convincente.
In aula è stata fatta chiarezza su quello che è successo al Beach. I due pusher avevano pensato di approfittare di una festa all’insegna della musica techno per fare un po’ di soldi, spacciando droga. La solita cocaina, il solito hashish e pure le pasticche di ecstasy. La famigerata Mdma, metilenediossimetanfetamina, responsabile della morte di un sedicenne al Cocoricò di Riccione e di un diciannovenne a Gallipoli. Erano carichi di stupefacenti: le fiamme gialle gli avevano trovato addosso trentuno dosi di cocaina e una di Mdma (a Poponi). Dalle tasche di Garibaldi invece erano saltate fuori tre dosi di hashish e sei pasticche di ecstasy. E centodieci euro, forse l’incasso fatto fino a quel momento. Anche se nessuno è stato denunciato per aver acquistato stupefacenti.
Sul ciglio della strada davanti al Beach poi erano state trovate altre pasticche, grazie al fiuto di Mezzanotte, un esemplare femmina di labrador terrore degli spacciatori. L’ecstasy era stata inviata in un laboratorio di analisi: gli inquirenti oltre a far scattare le manette avevano voluto fare un passo in più. Dopo la morte del Cocoricò e quella di Gallipoli il timore era che potesse esserci della sostanza tagliata con qualcosa

di letale; una sostanza che in particolari soggetti causa effetti devastanti per la salute. Le pasticche non sono velenose, questo il responso del laboratorio. Almeno per questo si può tirare un sospiro di sollievo. E anche per questo il giudice non ha calcato la mano.

 

il tirreno