. Nell’anno del doppio trasloco, con il primo trimestre su due sedi e da gennaio la “riunificazione” presso il Galilei di Avenza, il Liceo Scientifico Guglielmo Marconi è chiamato a raccogliere un’altra sfida, quella della settimana breve. Un’ipotesi su cui il consiglio di istituto aveva già discusso, con una spaccatura tra i dirigenti favorevoli e i docenti contrari.
La settimana corta ha diviso il consiglio di Istituto del Liceo Scientifico Guglielmo Marconi ancor prima che la Provincia proponesse a tutte le scuole superiori del territorio di organizzare le lezioni su cinque giornate anziché sei.
L’ipotesi di articolare la didattica dal lunedì al venerdì, lasciando gli studenti a casa nella giornata di sabato, era già stata presentata qualche mese fa dalla dirigente pro tempore Sandra Pecchia: la richiesta dell’amministrazione provinciale, dettata come noto da esigenze di bilancio, non è stata quindi un fulmine a ciel sereno ma semmai ha gettato sale su una ferita già aperta.
Sì perché davanti al nuovo sistema il consiglio di istituto del Marconi si era spaccato, con i dirigenti schierati per il sì e il collegio docenti contrario. Lo racconta la vicepreside Stefania Figaia, insegnante del Liceo Scientifico in procinto di dire addio al Marconi per assumere l’incarico di dirigente presso l’Istituto Comprensivo Massa 6: «La nostra scuola attraversa una fase particolare. Oltre a dover affrontare il trasloco si trova senza una guida perché sia io che la dirigente Sandra Pecchiaassumeremo altri incarichi».
Difficile dunque capire in questa fase, con i vertici dell’istituto vacanti, come si orienterà il liceo carrarese: quello che è certo è che nei mesi scorsi i docenti avevano risposto picche alla “settimana breve”.
«Io e la dirigente eravamo favorevoli perché un collegio di meno di 60 docenti potrebbe tranquillamente sopportare la settimana corta, in linea con la tendenza europea» spiega la vicepreside.
«Il nostro orario è articolato su 30 ore, dunque le opzioni sono due: fare sei ore per cinque mattine oppure organizzare uno massimo due rientri» precisa Stefania Figaia, accusando i docenti “contrari” di «opportunismo personale mascherato da una lettura vecchia della didattica».
E questo perché, chiarisce la vicepreside, il nuovo orario dovrebbe essere accompagnato da un cambiamento radicale dell’attività didattica: non si tratta dunque di cambiare “solo” l’organizzazione, ma di «mettere in discussione il modo di insegnare, puntando sulla didattica attiva e abbandonando le lezioni frontali».
Per capire la portata di questa rivoluzione è sufficiente mettersi nei panni degli studenti: col trascorrere delle ore il livello di attenzione cala e dunque proporre dalle 13 alle 14 la tradizionale spiegazione di storia o di matematica con il docente che parla per un’ora alla classe, diventa davvero insostenibile oltre che inutile. «Dobbiamo essere in grado di coinvolgere gli studenti attivamente, ricorrendo di più agli strumenti che abbiamo a disposizione a iniziare dai laboratori», spiega Stefania Figaia, sottolineando che proprio il trasloco al Galilei darà l’opportunità ai liceali di usufruire finalmente di spazi che fino allo scorso anno erano loro negati.
il tirreno