Comincia male l’estate sulla riviera, almeno per il tratto di mare vicino al la foce del torrente Magliano. Comincia infatti con una sentenza di “area temporaneamente non idonea alla balneazione” emessa dall’Arpat, l’agenzia di protezione ambientale che si occupa del controllo dello stato delle acque della costa toscana. Nella acque davanti alla foce del Magliano, in una zona che comprende gli arenili in concessione ai bagni Team Paraflight e La Vela i campionamenti dell’Arpat hanno rilevato la presenza di sostanze inquinanti, in sostanza Escherichia coli, in misura superiore alla soglia fissata dalla legge. Il risultato delle analisi non è ancora definitivo, per legge l’esito diviene definitivo dopo 48 ore, ma l’allarme è ugualmente scattato. L’Arpat ha comunicato al Comune la segnalazione di superamento dei limiti affinchè il sindaco Alessandro Volpi adottati un provvedimento con cui si vieta di fare il bagno nelle acque vicine al fosso Magliano.
Un primo campanello di allarme era in verità suonato il mese scorso, quando le analisi segnalarono che la qualità delle acque al Magliano erano sì idonee alla balneazione ma di qualità “sufficiente”. Mentre tutto il resto del litorale massese veniva promosso con la classificazione di “acque eccellenti” dal punto di vista della presenza di sostanze inquinanti.
I campioni d’acqua prelevati nella giornata di lunedì 15 e analizzati il giorno successivo, cioè ieri, hanno invece rilevato una situazione di “non idoneità” delle acque.
Nel mirino tornano di nuovo gli sversamenti abusivi lungo il corso del fosso ( o in uno dei tanti canali del reticolo del Magliano) che già all’inizio della scorsa estate – e poi anche a settembre 2014 – provocarono un inquinamento da colibatteri che portò a ripetute ordinanze di divieto di fare il bagno. Divieti rientrati in entrambi i casi dopo uno-due giorni, ma sufficienti a danneggiare l’immagine turistica di Marina. Un problema che non pare risolto.
il tirreno