procura cs ravaneti 5 15Cave di Carrara di nuovo nel mirino della Procura. Questa volta, dopo il maxi fasciolo aperto sul “nero”, al monte e al piano, e ai presunti sconti sulla tassa marmi, le cave finiscono al centro di una indagine a ampio raggio, con cotnrolli mirati che, per quelche riguarda il bacino di Calocara sono già partiti la scorsa settimana.
Un’indagine svolta con la sinergia del Corpo forestale per valutare se siano state violate le norme sullo smaltimento del materiale di riserva, che si ricava dall’estrazione dei blocchi di marmo. L’obiettivo è anche appurare se ci sia stato un inquinamento delle acque e se possa essere stato messo in pericolo l’equilibrio idrogeologico dell’ area .E, infine, di valutare se per quel che riguarda il materiale finito nei ravaneti possa, una volta trasportato a valle a seguito delle piogge, avere quaelche responsabilità sugli eventi alluvionali che hanno colpito il territorio carrarese.
Insomma un nuovo capitolo che potrebbe avere importnati risvolti anche per le indgaini già in corso sui bacini marmiferi, presnetato in conferenza stampa dal procurtaore capo Aldo Giubilaro, dal pm Elisa Loris, e dai vertici del corpo Forestale: il generale Giuseppe Vadalà, comandante regionale, l’ingegner Carlo Chiavacci, comandante provinciale e la dottoressa Vulpi responsabile del Nipaf.

La nuova indagine sulle cave. Quaranta uomini impegnati. L’utilizzo dell’elicottero e di sofisticati strumenti di precisione. Questo alla base dei primi accertamenti, svolti dal corpo forestale, che si sono concentrati nel bacino di Miseglia e si sono basati su alcune segnalazioni arrivate in Procura.
Il corpo forestale ha sequestrato documentazione nelle ditte che gestiscono le cave e ha avviato i controlli sui ravaneti (luoghi in pendenza dove si accumulano i detriti), sulla marmettola (materiale di scarto che si ricava dal blocco di marmo al momento dell’estrazione) e sulle falde acquifere.
Gli accertamenti hanno riguardato le falde al di sotto di quelli che un tempo erano rivoli e che oggi sono occupati da depositi di detriti derivanti dalle estrazioni in cava. La procura non esclude che questo tipo di indagine possa in futuro collegarsi a quella sui disastri provocati dall’alluvione del novembre 2014 a Carrara.
Hanno partecipato all’attivit 40 unità dei comandi provinciali del corpo forestale di Massa Carrara, Pisa, Livorno, Siena, Lucca e Arezzo. I controlli dal bacino di Miseglia si allargheranno ad altre cave della zona: «e non saranno controlli a estrazione a sorte – ha precisato il procuratore Giubilaro – ma controlli mirati».
Le ipotesi di reato. Il procuratore capo, durante la conferenza stampa congiunta con il corpo Forestale, lo ha precisato a più riprese. Al momento siamo solo nel campo delle ipotesi e quello che potrebbe profilarsi sono reati di tipo ambientale a carico dei titolari delle aziende visitate. Qualora, naturalmente, venissero riscontrate irregolarità per quel che rigaurda lo smaltimento di rifiuti e marmettola, la gestione dei ravaneti e delle falde acquifere.
Gli accertamenti. Nel corso dell’operazione sono stati effettuati dei rilievi tecnici, condotti con strumentazione -di precisione da consulenti specializzati al fine consentire la verifica della regolarità dell’attività estrattiva nei riguardi dei piani di coltivazione autorizzati, e di determinare le cubature della pietra estratta.
Le attività di controllo hanno inoltre riguardato anche gli aspetti inerenti la normativa dei rifiuti sia dal punto di vista della gestione delle terre e rocce prodotte durante le varie fasi di coltivazione, sia dello smaltimento della “marmettola “, prodotto residuo delle operazioni di taglio, possibile causa di problematiche, dal di vista biologico, per gli habitat dei corsi d’acqua e degli acquiferi sotterranei sottesi dai bacini estrattivi.
Ravaneti e detriti: l’indagine si lega a quella sullì’alluvione.
Il materiale dei ravaneit, che con le piogge abbondanti finisce nel fiume, formando in alcuni tratti un tappo, individuato come possibile causa degli eventi alluvionali che hanno colpito il terriotrio.
È questo l’aspetto della nuova inchiesta sulle cave che potrebbe inseririsi a pieno titolo nell’indgaine in corso a seguito dell’alluvione del 5 novembre scorso.
Lo ha confermato lo stesso Giubilaro: «Siamo semrpe nel campo delle ipotesi ma la amrmettola e gli inerti trascinati dalle cave al piano potrebbero avere provocato, o essere concausa, degli eventi alluvionali che hanno colpito duramente il territorio carrarese».
Insomma un nuovo capitolo di inchiesta sulle cave. E un’indagine, sull’alluvione, che sembra destinata ad allargarsi.

 

 

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