carrara comuneChe la riscossione dei canoni del marmo a Cararra sia un problema non è certo una novità: i revisori, ormai da anni, nelle relazioni allegate ai bilanci presentati da Piazza Due Giugno parlano di «incertezza dei proventi» del lapideo mentre le aziende, dal canto loro, confermano a suon di ricorsi. Quest’anno però, Gianluca Barbieri, Andrea Pasquini e Marzia Grassi, i tre dottori commercialisti che compongono l’organo di revisione, hanno fatto un passo in più: all’interno della relazione allegata al consuntivo 2014, hanno citato un’indagine campione secondo la quale, «non sono state attivate tutte le misure possibili atte a incentivare la riscossione dei proventi». L’organo scrive, nero su bianco, che «in caso di mancato pagamento l’ufficio competente (…) non ha mai fatto ricorso all’utilizzo di strumenti coercitivi alternativi, quali la sospensione dell’attività e la decadenza della concessione». Insomma secondo i revisori quando si tratta di riscuotere i proventi del marmo, il settore non fa tutto ciò che è in suo potere fare, ovvero caducare le concessioni e sospendere l’attività, come previsto dal vigente Regolamento degli Agri Marmiferi. Misure dure certo ma in molti casi dovute, soprattutto perché quella dell’“incertezza del gettito” del lapideo è purtroppo una situazione consolidata negli anni. Anche per questo la relazione, sottolinea che è «compito del Consiglio Comunale, della Giunta e del dirigente del settore» attivare «tutti gli strumenti previsti dalla normativa e dal regolamento per la riscossione dei proventi». I numeri del settore non fanno che confermare il monito dei revisori: nel 2014 il gettito accertato dal lapideo avrebbe dovuto essere di 19,6 milioni di euro mentre la somma effettivamente riscossa è stata di 14 milioni con un ammanco di 5,6 milioni di euro. Non a caso, dei 5,2 milioni di avanzo corrente, ben 3,4 milioni saranno destinati al fondo di svalutazione crediti del settore lapideo, a conferma delle esigue speranze di riuscire a recuperare quei proventi. Proprio questi problemi di riscossione hanno fatto più che raddoppiare, nel giro di un solo anno, il ricorso all’anticipazione di cassa: a consuntivo 2014, la cifra risulta oltre gli 8,8 milioni di euro tanto che i revisori parlano di una «situazione di cassa che continua a essere preoccupante». In sostanza al municipio manca liquidità e questo perché, come detto, si fatica a riscuotere i canoni del marmo e ANCHE la tassa sui rifiuti. A complicare ulteriormente le cose hanno contribuito anche le alluvioni. Il municipio ha infatti già erogato 3,5 milioni per le aziende impegnate nei lavori di somma urgenza avviati dopo gli eventi del 2012 e altri 2,8 milioni per il contribuito di solidarietà agli alluvionati del 2014: soldi che saranno rimborsati da Regione e Governo ma che intanto piazza Due Giugno ha dovuto anticipare di tasca propria.