Si trova a Massa l’abitazione di un cittadino di nazionalità tunisina perquisita all’alba di oggi dalla polizia nell’ambito dell’operazione nazionale”Balkan comnnection” che ha portato all’arresto di tre persone, ritenute cellula dell’estremismo islamico operante tra l’Italia e i Balcani. Sul supporto dato dalla questura di Massa alla Digos della questura di Brescia viene mantenuto il più stretto riserbo. L’esito della perquisizione svolta a Massa non ha fatto emergere elementi tali da portare ad altri arresti.
“Balkan connection” è coordinata dal servizio centrale antiterrorismo della direzione centrale della Polizia di Prevenzione/Ucigos e condotta dalla Digos di Brescia con il concorso delle questure di Torino, Como e Massa Carrara. L’ipotesi investigativa è che la “cellula” si occupasse di reclutare aspiranti combattenti per il califfato. Gli arresti, disposti dal gip del tribunale di Brescia, riguardano confronti di due cittadini albanesi, zio e nipote: il primo è residente in Albania mentre il secondo vive in provincia di Torino. Vive in provincia di Torino anche il terzo arrestato: un cittadino italiano di circa vent’anni di origine marocchina.
L’accusa ipotizzata per i due albanesi è di reclutamento con finalità di terrorismo. Al ventenne italiano viene contestata l’apologia di delitti di terrorismo, aggravata dall’uso di internet. Sarebbe lui l’autore di un documento di propaganda dell’Isis ‘Lo stato islamico, una realtà che ti vorrebbe comunicare”, 64 pagine in italiano, apparso sul web. Il documento risale al novembre 2014. I tre arrestati, secondo gli inquirenti, erano in contatto, telefonico e via facebook, con un italo marocchino residente a Vobarno in provincia di Brescia, inserito nella lista dei 65 “foreign fighters” italiani, partito dal nostro paese nel settembre 2013 per unirsi all’Isis e che prima di trasferirsi in Siria aveva fatto tappa in Albania.
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