
Il giudice Fabrizio Garofalo ha sentito due consulenti, di accusa e parte civile. Tutto verteva sui due tracciati effettuati quella notte all’Opa. Decifrandoli il tribunale dovrà decidere se Marrai è colpevole oppure no. Ovvero il medico ha rispettato le linee guida del protocollo di intervento? Quello che dicono i periti è che c’era una lieve tachicardia che doveva essere monitorata, senza dire alla paziente di allontanarsi. Marrai, difeso dall’avvocato Andrea Verona, spiegherà quello che è accaduto quella notte nella prossima udienza, venerdì 17 aprile. Quello che sostiene il ginecologo è che la situazione è precipitata all’improvviso. Tanto che poi quando è stato fatto il cesareo ormai il piccolo aveva smesso di vivere.
Per il pubblico ministero Massimo Pennacchi e per i legali che rappresentano le parti civili – i genitori, il fratellino e i nonni – il processo sta tutto in quelle tre ore, dalle 3 a dopo le sei, in cui per la donna non è scattato il ricovero. Ricovero che, secondo gli avvocati, sarebbe dovuto avvenire subito, visto che aveva superato la quarantunesima settimana di gravidanza. Per il legale della difesa invece pesa l’incidente probatorio che servirà anche al giudice Garofalo a chiarire molti aspetti della vicenda, ed eventualità e ulteriori responsabilità in merito all’accaduto. Il cesareo non è stato fatto da Marrai, ma dai colleghi del turno successivo al suo. Ma non sono stati indagati. I consulenti hanno cercato di fare chiarezza, ora tocca all’imputato.
il tirreno