mario luj titolare mofa massaNell’opinione pubblica l’equazione  cinese uguale scarsa qualità  è un dato di fatto. E non è un caso dunque che l’avvocato Anna Lattanzi punti proprio a smontare quel “teorema”: «Mario Lui – esordisce il legale – titolare del salone “Mofa”, finito nella bufera per il caso di Noemi,  usa prodotti italianissimi e certificati». Non un low cost a bassa qualità, il suo : «Il vero risparmio  è nelle pieghe, nella manualità veloce, certo non sui trattamenti che sono di qualità».  Prodotti – garantisce Lattanzi – che rispondono alle normative e che sono utilizzati  dalla maggioranza dei parrucchieri.

E se non bastasse, a rafforzare il concetto, ci pensa l’acconciatre cinese:   punta dritto allo scaffale di tinture  e acqua ossigenata e passa in rassegna tutti i prodotti. La lingua non lo aiuta, ma i gesti sono eloquenti, allunga i tubetti e punta il dito sulle etichette: «Guardi la scritta. Sono made in Italy». Sia il prodotto più economico quello per cui le clienti pagano 17 euro (14 con lo sconto), sia quello più costoso (23 euro di listino, 19 in “promozione”). Poi – per completare il quadro – apre il barattolo del decolorante e invita nuovamente a verificarne  marchio ed etichetta italiane. Fatta la premessa, il parrucchiere tira le conclusioni: «Non sono disposto ad un risarcimento immediato, se ho sbagliato dovrà essere un tribunale a dirmelo». E il legale chiarisce: «Il mio assistito si assumerà le proprie responsabilità se e quando quelle responsabilità verranno riconosciute. Certo – ammette – che è accaduto qualcosa di anomalo, ma si tratta di capire se sia imputabile al mio cliente.  Mario Lui  ha ricevuto una lettera firmata dall’avvocato  della ragazza e ha risposto in ritardo perchè era in Cina. In ogni caso credo sia  fondamentale ribadire che nel suo salone  usa prodotti italiani,  segue le normative,  dal 2011 è titolare di 4 punti vendita tra Massa e Carrara e   non ha mai avuto un problema».

 

 

 

il tirreno