La Toscana che nell’altro secolo ha convinto l’emigrante calzolaio Salvatore Ferragamo a sceglierla come sede della sua già avviatissima attività, c’è ancora. Ne ha parlato l’erede Ferruccio, presidente di un gruppo ormai multinazionale e icona mondiale della moda, raccontandone con orgoglio la storia, intervenendo al convegno “Una toscana attrattiva per far ripartire l’Italia”, promosso in collaborazione tra Regione Toscana, Invest in Tuscany e Confindustria Toscana. La Toscana è ancora una meta ambita e vuole esserlo sempre di più, non solo per i turisti, ma anche per coloro che in Toscana vogliono investire e produrre e, per dirla con il presidente della Regione Enrico Rossi “fare industria, creare ricchezza e posti di lavoro”.
“Condividere obiettivi e azioni”, esorta il presidente di Confindustria Toscana Pierfrancesco Pacini, per fare della Toscana una piattaforma industriale aperta agli investimenti esteri, capace di incrementare ancora le ottime performance dell’export (+ 7% nel secondo trimestre 2014, 4 volte la media nazionale, 6 punti più della Lombardia) e traghettare l’Italia fuori dalla crisi, “puntando a portare la presenza di multinazionali dall’attuale 1,3 a oltre il 3% del Pil”.
Perché questo accada, al fascino da sempre esercitato grazie al mix di arte cultura paesaggio e buona qualità della vita, devono sempre di più legarsi altri fattori: la marcia in più per richiamare da tutto il mondo gruppi industriali che trovino in Toscana le potenzialità per espandersi.
Due ricerche e un progetto Come potenziare questa naturale vocazione declinandola in maniera decisamente industriale, aumentando una tendenza che già ha dato positivi risultati negli ultimi anni che hanno visto, a dispetto della crisi, passare da 300 a 450 le multinazionali presenti ed un aumento dei loro fatturati passati da 300 milioni a 400 milioni annui? E’ questa la domanda cui hanno su fronti diversi cercato risposte due ricerche commissionate da Confindustria e presentate stamane al convegno.
Marketing dei territori Ed è la strategia della Regione nonché l’obiettivo del progetto di marketing unitario cui lavora Toscana Promozione con il suo direttore Stefano Giovannelli, che lo ha illustrato. Il progetto parte e punta sui territori e individua settori di volta in volta di punta, eccellenze come l’hi tech, l’Ict, l’energia che trovano già l’interesse di paesi europei classici e di una serie di paesi emergenti.
Brand Toscana e stampa estera Indicazioni operative, a cominciare dal suggerimento che guardare alla Toscana da lontano può servire a rendere più chiari obiettivi e a far venire qualche nuova idea sono quelle offerte dalla ricerca di Klaus Davi. Tema: come la Toscana viene percepita da operatori e giornalisti stranieri, cosa secondo loro manca o servirebbe per rafforzare quello che viene definito un “brand”. Fatto di offerta turistica, enogastronomia, cultura, ricerca e innovazione, investimenti internazionali e grandi marchi. Per merito di grandi nomi ed ambasciatori di eccezione come Gucci, Ferragamo, Prada, ma anche come Pieraccioni o Sting e di produzioni enogastronomiche tipiche e di qualità, il “brand” Toscana potrebbe ulteriormente penetrare nei mercati emergenti. La ricerca suggerisce di promuovere il “turismo di prodotto”, flusso turistico che può anche essere catturato (si parla di oltre 10 milioni di visitatori ogni anno) oltre che dallo shopping, anche da musei costruiti da privati, per valorizzare e raccontare determinati marchi (sull’esempio, ancora raro in Italia, dei musei Gucci e Ferragamo a Firenze, del museo Piaggio a Pontedera) ma anche prodotti (dai giornali stranieri emerge ad esempio il gradimento verso iniziative tipo museo del Pecorino di Pienza, dell’orafo ad Arezzo e così via). O ancora, sono ritenute utili forme di “contaminazione culturale”, come sfilate nei musei, o l’uso di testimonial famosi che possano fare da traino per interi territori e distretti produttivi.
Censis: l’attrattività secondo le imprese L’analisi mette a fuoco la percezione delle imprese toscane. Quasi due terzi degli imprenditori toscani ritiene che vi siano potenzialità inesplorate. Anche se pensa che la vitalità delle imprese straniere in Toscana sia in calo. Il 75% del campione vorrebbe concentrare investimenti esteri sui settori del turismo, dell’agroalimentare, della moda. Spiega Giulio De Rita nell’illustrare la ricerca a campione che gli imprenditori si mostrano preoccupati per l’effetto “shopping” delle imprese straniere ma, nello stesso tempo, riconoscono l’utilità di tali investimenti, pur consapevoli che il cuore del made in Italy deve restare in Toscana. Conciliare le due cose in realtà è possibile. Capitali stranieri e cuore toscano:è succcesso con Gucci che ha a sua volta salvato Richard Ginori, con Nuovo Pignone e General Electric. “Salvataggi romantici”, li chiama Hofer vice presidente esecutivo di Gucci Group che si traducono, oltre che in fatturati, anche in posti di lavoro.
Il Tribunale delle imprese telematico Se fra i fattori che favoriscono gli investimenti esteri c’è sicuramente una pubblica amministrazione che funziona, una novità importante è l’annuncio del presidente del Tribunale di Firenze Enrico Ognibene sul’avvio imminente della cancelleria telematica. Grazie al Tribunale telematico delle imprese, realizzato anche tramite un progetto regionale, i procedimenti civili telematici vedranno un drastico accorciamentio dei tempi. Così anche la giustizia, insieme alla buona politica e al funzionamento della macchina amministrativa aiutano l’economia.