Dopo la chiusura degli uffici postali realizzata entro lo scorso dicembre, Poste spa si prepara ad un’altra ondata di chiusure, ma questa volta l’Autorità per le garanzie nelle comunicazioni vuole vederci chiaro.
L’Autorità, in sostanza, vuole essere sicura che il nuovo taglio di uffici postali messi in cantiere dal gruppo non metta a rischio la fruibilità del servizio postale universale, quello che deve essere garantito a tutti i cittadini, dalle isole minori alle zone rurali e montane.
I numeri chiave sono nell’accordo raggiunto con i principali sindacati, che vede oltre 5.800 «eccedenze» da ricollocare con diverse mansioni. Un’intesa che prevede un investimento di 600.000 ore di formazione per i dipendenti da dirottare verso i cosiddetti «settori innovativi». Ma anche risparmi di spesa, ovviamente. Un obiettivo, quello della spending review, dettato non solo dalla crisi economica, ma anche dalla «crescente e significativa contrazione dei volumi della corrispondenza», determinata anche dalla grande diffusione della e-mail, spiega il verbale di accordo con i sindacati (firmato il 28 febbraio scorso con Slc-Cgil, Slp-Cisl e Failp-Cisal e ratificato dalle assemblee dei lavoratori con l’85% dei sì).
Ora ad intervenire è anche l’Autorità per le garanzie nelle comunicazioni, che di fronte alla nuova prospettiva di riorganizzazione del gruppo vuole «valutare la congruità dei criteri di distribuzione dei punti di accesso alla rete postale.
“Sarebbe dirompente un ulteriore piano di chiusura degli uffici postali – commenta il Presidente di UNCEM Toscana Oreste Giurlani – ed è giusto che l’Autorità per le garanzie nelle comunicazioni indaghi preventivamente preservando le aree deboli, minori, montane e rurali. Zone, tra l’altro, che hanno già dato, specialmente in Toscana, dove oltre 70 uffici sono stati chiusi, evitando la chiusura di ulteriori 100 uffici grazie al lavoro fatto con la Regione Toscana. Monitoreremo le intenzioni di poste ma già da ora siamo consapevoli che qualsiasi altra chiusura non è tollerabile”.