A due giorni dalla discussione in consiglio comunale della revisione dei canoni di concessione degli agri marmiferi, fissata per mercoledì, i candidati alla poltrona di sindaco di carrara stanno dando vita a una vera e propria pioggia di interventi sulla gestione del pianeta marmo, uno dei temi “caldi” della campagna elettorale. A innescare la miccia una dichiarazione del primo cittadino in carica, Angelo Zubbani che venerdì scorso, in un’intervista a un quotidiano, parlando delle conseguenze della globalizzazione sul settore, aveva parlato di “cinesi che arrivano con valigette colme di soldi “ per pagare in contanti gli acquisti di blocchi. Una dichiarazione che aveva fatto sobbalzare il candidato di Italia Futura Cesare Micheloni, il quale oltre ad annunciare un esposto alla guardia di finanza, aveva accusato Zubbani di certificare il “nero alle cave”. E mentre l’ufficio stampa del sindaco uscente si affrettava a precisare di aver chiesto una rettifica su quell’intervista, sottolineando che Zubbani non aveva mai rilasciato quelle dichiarazioni, gli interventi sulla gestione del lapideo in questa campagna certo non mancano.  Già prima di questa polemica, Claudia Bienaimè – candidata di Carrara Bene Comune – aveva infatti illustrato la sua proposta, con un’iniziativa ad hoc nel cuore delle cave, ai ponti di Vara: riduzione dei quantitativi di escavato, aumento della percentuale dei blocchi, incentivi alle aziende che lavorano in loco e un marchio per il marmo carrarese, questa la ricetta della Bienaimè che aveva indicato, come modello da cui ripartire, proprio quel regolamento degli agri dell’amministrazione Fazzi-Contigli che sarà riformato mercoledì dal consiglio comunale. Anche Nicola Franzoni di Futuro e Libertà aveva “anticipato” il dibattito, con un blizt nella sede dell’ufficio marmo del comune di carrara per chiedere maggiore trasparenza sulla gestione degli agri e denunciare che, delle 90 cave attive, solo 3 sono in regola dal punto di vista della concessione alla lavorazione. Un tema, quest’ultimo, che torna anche nel programma di Paolo Vannucci, candidato del Partito comunista dei lavoratori, che propone una ricontrattazione delle concessioni, sotto il controllo di chi ci lavora ovvero i cavatori e l’immediato adeguamento delle tasse sull’estrazione. Sabato scorso è stata invece la volta della presa di posizione di Lanmarco Laquidara, in corsa per il Pdl e la Destra, che nel discorso di presentazione della sua coalizione aveva ricordato che “la giurisprudenza e la maggior parte dei pareri legali hanno stabilito che la tassazione deve essere proporzionale al valore medio del materiale escavato e che la “giusta mercede” deve variare dal 5 al 10% di quel valore”. E’ di oggi infine l’intervento con cui Marco Martinelli, candidato del 5 Stelle, precisa la posizione del suo movimento al riguardo: revisione della durata delle concessioni, controlli per il rilascio delle concessioni, istituzione della polizia mineraria, revisione delle tariffazioni e modifica della legge regionale sull’escavazione.