Ha sparato cinque colpi. Tre a raffica, uno dopo l’altro. E gli ultimi due a distanza di alcuni secondi. Poi ha buttato a terra la pistola, una calibro 7.65 ed è corso giù dalle scale. Infilandosi nella gastronomia Capretti, proprio sotto casa, quella dove ogni mattina andava a prendere il pane e il latte. Ieri sera, poco prima delle otto e mezzo, invece, ha varcato la soglia, protetta da una tenda di plastica colorata, per dare un annuncio choc: «Ho ammazzato mio figlio, chiamate la polizia».
Con queste parole Giuseppe Muracchioli, 77 anni, un passato da commerciante, in macelleria, e una vita dedicata alle arti marziali (“maestro” lo chiamano ancora tutti a Marina di Carrara per i suoi trascorsi come insegnante di karate), ha annunciato il delitto più grave di cui può macchiarsi un padre: quello del proprio figlio.
Tutto è avvenuto in una afosa sera d’estate. Al numero 18 di via Rinchiosa, proprio a pochi metri dalla zona dello struscio.
Un litigio, proprio all’ora di cena. E poi l’aggressione da parte del figlio 39enne, Massimo, all’anziano padre che ne porta ancora sul collo i graffi, con sangue vivo. Poi la reazione del genitore: ha estratto la calibro 7.65 dal cassetto e ha raggiunto in camera da letto il figlio, e lo ha freddato con cinque colpi.
Lui si è accasciato a terra, sembrava quasi seduto, appoggiato al letto. Con la canottiera e i bermuda macchiati di sangue.
Un dramma familiare. L’epilogo di un rapporto difficile, minato dalla cupa depressione, un tunnel in cui da anni era entrato il figlio unico di 39 anni di un uomo tutto d’un pezzo, amante dello sport, dei valori. Un ragazzone con la passione per la bicicletta: il suo rampichino è ancora parcheggiato dentro al portone di casa.
E un provetto radioamatore: sul tetto una maxi-antenna, il padre aveva chiesto più volte ai vicini se qiuell’impianto potesse causare fastidio.
Alle spalle un matrimonio, da cui era nata una figlia diciottenne, e una convivenza da cui, tre anni fa, aveva avuto un figlio maschio.
La madre però, dicono gli amici del padre, non glielo faceva vedere spesso quel bambino: e proprio Giuseppe era andato dall’avvocato, quel Paolo Barsotti che anche adesso lo difende ed è accorso ieri sera a Marina di Carrara, per vedere di fare il possibile per farli riavvicinare.