Una rissa scoppiata per un’atavica rivalità tra carraresi e spezzini, incendiata dalle avances ad una ragazza e da qualche bicchiere di troppo: una baruffa da sabato sera fuori da un circolo culturale dopo una festa di carnevale finita in tragedia, con una coltellata in pieno petto a Jonathan Esposito, di 27 anni, padre di un bimbo di due, che si è accasciato sull’asfalto privo di vita. Il dramma si è consumato in un quartiere della prima periferia, davanti al porto della cittadina ligure.

Un omicidio che dopo una giornata di intenso lavoro di ricostruzione ha portato al fermo di un ragazzo di 27 anni, di Carrara (Massa Carrara), Davide Tenerani, e alla denuncia di altre quattro persone per favoreggiamento. Una vicenda che ha avuto ripercussioni anche a livello istituzionale, col ministro della Gioventù Giorgia Meloni che ha annunciato come il suo ministero, assieme a quello dell’Interno e quello della Giustizia stiano “lavorando per rivedere le norme che riguardano le armi improprie e più in particolare le armi da taglio”, con l’obbiettivo di “varare una norma che inasprisca le sanzioni penali per chi porta illegalmente armi bianche o altri strumenti atti ad offendere, prevedendo una pena maggiore qualora si tratti di coltelli con lama superiore a 6 centimetri”. “Troppo spesso negli ultimi tempi abbiamo visto giovani morire senza senso – afferma Meloni – colpiti in una rissa da armi bianche. Troppi ragazzi portano coltelli che in momenti di rabbia diventano armi letali”.

Intanto resta il dolore per questa morte inutile. Jonathan era un meccanico, lavorava con passione alle moto: aveva molti amici, viveva in un appartamento in centro città, nel quartiere di Mazzetta, con la compagna Chiara e il loro bimbo. Tifava per la Juventus, amava il calcio perché lo aveva praticato da ragazzo, ma non era uno scatenato delle frange aquilotte. Ieri sera era intervenuto per prendere le parti di una ragazza spezzina, che sarebbe stata molestata nel locale dal gruppo di ragazzi di Carrara. Il diverbio era stato messo subito a tacere. Quando è finita la festa, e i ragazzi si sono ritrovati di fronte, è stata la miccia che ha riacceso le antipatie. Mentre i militari spezzini stamani cercavano di mettere insieme i pezzi della vicenda, a Carrara uno degli aggressori si é presentato in caserma per spiegare che lui c’era ma che non ha ucciso. Gli altri sono stati identificati poco dopo e accompagnati al comando provinciale della cittadina ligure dove nel pomeriggio sono stati ascoltati anche dal sostituto procuratore Maurizio Caporuscio. Tra gli interrogativi, che riecheggiano anche sulla bacheca del un gruppo di Facebook “giustizia per Jontahan”, ci si chiede perché l’assassino sia uscito di casa con un coltello, sapendo che sarebbe dovuto andare ad una festa. “Ragazzi era un mio amico – si legge in un messaggio – spero che giustizia sia fatta, non ho parole, lascia la moglie e un bambino, in che mondo viviamo”.