Contrastanti le dichiarazioni delle case farmaceutiche chiamate in causa dalla Asl di Viareggio, circa il caso di Paolo Chisci, il pensionato carrarese precipitato nella sindrome del gioco d’azzardo compulsivo 6 anni fa. L’uomo, affetto dal morbo di Parkinson infatti, avrebbe cominciato a giocare in seguito all’assunzione di farmaci dopamino-agonistici contenenti cioè pramipexolo e pergolide, principi attivi che causerebbero appunto, tale sindrome. Se la Asl viareggina si difende sostenendo che le case farmaceutiche in questione, la Eli Lilly e la Boeringher Ingelheim, non avrebbero comunicato gli effetti collaterali, queste a loro volta affermano, l’una di non averlo fatto per la mancanza di dati statistici e letteratura medica in merito, l’altra invece si difende scaricando la colpa sull’azienda sanitaria che, oppurtunatamente informata, non avrebbe però messo in guardia il paziente. Fatto sta che, come sottolineano i legali di Chisci, Riccardo Lenzetti e Paolo Di Martino, degli effetti che simili farmaci possono provocare si era già parlato e se ne era a conoscenza già nel 1999. L’udienza, si è svolta ieri presso il Tribunale di Viareggio, dove il pensionato si cura, ma la battaglia legale non è che all’inizio; l’udienza infatti verrà ridiscussa il 10 Ottobre prossimo. Per quella data gli avvocati sono certi di poter produrre documenti e testimonianze che proverebbero come il paziente, prima che gli venisse somministrata la cura, non fosse assolutamente dedito al gioco d’azzardo. “Qualcuno vorrebbe far passare il mio cliente per pazzo”, afferma l’avvocato Lenzetti, “ma non è affatto così e noi siamo in grado di provarlo”. Un precedente esiste negli Stati Uniti: nel 2008, un altro pensionato, nel Wisconsin aveva ottenuto, per gli stessi danni subiti e dalle stesse case farmaceutiche, 204mila dollari come risarcimento delle sue perdite al gioco, 175mila per le sofferenze subite e ulteriori danni punitivi di oltre 8 milioni. “Anche noi faremo valere le medesime ragioni”, conclude Lenzetti, “e non ci fermeremo alla richiesta di risarcimento patrimoniale, già di per sé ammontante a ben 300 mila euro, questa la somma dei risparmi bruciati di una vita intera”