Un organismo inutile che si baserebbe su uno strumento di accordo illegittimo e che continuerebbe  a procrastinare volontariamente scelte di metodo e di forma indispensabili per il futuro di Carrara e di un settore trainante come quello del marmo. Così parla il coordinatore comunale di Fli Nicola Franzoni del tavolo del marmo, all’indomani dell’ultimo incontro svoltosi presso la sede dell’Associazione industriali. Ogni volta si pubblicherebbero risultati di accordi “non raggiunti” e di ruoli inopportuni rappresentati da un’amministrazione comunale che, continuando a prendere tempo, tenderebbe a non rispettare la legge. Esisterebbe invece, al contrario di ciò che farebbe passare il primo cittadino circa i suoi sforzi nel far capitolare gli industriali, un parere vincolante della Corte Costituzionale che imporrebbe un calcolo delle imposte sul valore venale del marmo. A Carrara invece si continuerebbe a cavare il prezioso materiale con concessioni inesistenti, cercando di favorire gli industriali a dispetto della collettività. “Il tavolo del Marmo ammette e registra ciò che noi diciamo da anni”, sostiene Fli, “ossia un danno erariale  per 13 milioni come frutto di una differenza tra i 6 incassati e i 19 richiesti”. Per porre rimedio i finiani indirizzano una proposta al Comune: la costituzione di una società di diritto privato con l’ausilio di un socio esperto a fronte della concessione di tutte le cave di materiali di alta qualità. Questa la struttura concreta della proposta:  scadenza minima della concessione 10 anni con rinnovo mediante gara, pagamento di un canone annuo al Comune pari al 10%  e versando quindi all’Amministrazione 100 euro a tonnellata infine, indennità ambientale pari al 5% del valore venale reale del marmo di qualità. Inoltre, esclusiva lavorazione in loco di lastre lucide e lavorati, sia per blocchi regolari che per gli irregolari, con la totale ricaduta economica su Carrara generando un forte impulso per la ripresa dei laboratori e dell’occupazione. Il Comune insomma incasserebbe 15 milioni di canone annuo e 7 milioni e mezzo di tassa ambientale: cifra ben 11 volte maggiore all’incasso attuale proveniente dai materiali di qualità e 2 volte superiore alla cifra incassata dal Comune per l’escavazione effettuata su tutto il territorio carrarese.