La Eaton non tratta con nessuno, i lavoratori protestano sotto la prefettura, l’azienda si dichiara irremovibile sulle sue posizioni e gli operai scavalcano i cancelli della fabbrica e occupano il capannone. Arrivano il governatore Rossi, il sindaco Pucci, la polizia e forse le denunce della proprietà. È questo il sunto di una lunga giornata iniziata alle 8 di mattina con il corteo dei 304 lavoratori verso Palazzo Ducale, dove alle 10 si è svolto l’incontro tra sindacati, Rsu, istituzioni e Eaton.
C’erano due rappresentanti italiani del gruppo, incaricati di dire “no” a qualsiasi richiesta di denaro. “La Eaton ha già fatto abbastanza”, avevano detto qualche settimana fa prima che partissero le lettere di licenziamento. In fondo i lavoratori sanno che negli Usa non esistono ammortizzatori sociali e le industrie sono abituate a chiudere e ad interrompere i rapporti di lavoro quasi dal giorno alla notte. La prefettura è blindata, agli operai non viene permesso di avvicinarsi al portone, presidiato dalle forze dell’ordine: si temeva per una possibile occupazione del palazzo.
Dopo circa un’ora la Rsu lascia il tavolo della trattativa: aveva già capito che non c’era dialogo. La voce si sparge tra gli operai in sit-in sotto la prefettura e gli animi si scaldano, si fa pressione verso il palazzo, si alzano cori e fischi. Dopo cinque ore il tavolo si scioglie, la Eaton non firma il documento in cui le veniva chiesto di congelare le lettere di licenziamento almeno fino a 20 ottobre, data del prossimo incontro romano. Il documento chiedeva anche di rivedere la posizione in merito alla cassa in deroga, ma l’azienda non lo sottoscrive, lo firmano solo i sindacati e le istituzioni locali. Inutilmente. la Eaton lascia il tavolo e il prefetto Giuseppe Merendino commenta: “Da questo momento qualsiasi problema di ordine pubblico sarà da attribuire alla Eaton. Non voglio più nessuna responsabilità, dopo l’atteggiamento intransigente dell’azienda”.
Il susseguirsi degli eventi è frenetico: gli operai tornano in fabbrica e alle 17 decidono di occupare quella parte che gli era stata interdetta da due anni. Forzano i cancelli, arrivano dentro idel capannone, quello che una volta era il loro posto di lavoro e che ricordavano pieno di macchinari. Oggi è vuoto: la Eaton ha portato via tutto, macchinari per oltre 20 milioni di euro. I sindacati sono uniti, partono le telefonate alle famiglie: «Tesoro stanotte dormo in fabbrica, portami un sacco a pelo». Gli operai si organizzano come possono, andranno avanti a oltranza finché l’azienda non tornerà sui suoi passi. Il pomeriggio per loro è ancora lungo: alle 18 arriva il sindaco di Massa Roberto Pucci, accompagnato da un imprenditore torinese, legato al progetto Global Carbon, forse interessato ad entrare nell’assetto societario.
Pucci non sapeva che avrebbe trovato la fabbrica occupata, l’incontro era stato concordato da giorni. L’imprenditore, che per il momento vuole rimanere anonimo, anche perché sarebbe prematuro cantare vittoria, è interessato all’affare, ha voluto visitare il capannone e l’area. A Torino possiede una azienda di 200 operai, è serio e sa come trattare con le maestranze. I lavoratori non gli impediscono il “giro turistico”. Pucci alla fine si dichiara amareggiato per l’atteggiamento di Eaton, ma soddisfatto per qualcosa che si muove verso la reindustrializzazione.
Unanime la solidarietà. “La chiusura della direzione aziendale è una scelta irresponsabile e cinica», ha dichiarato il segretario generale della Cgil Toscana Alessio Gramolati che ha lanciato anche un appello al governo affinchè intervenga «per convincere l’azienda a tornare sui propri passi e per ripristinare condizioni di normalità”. Solidarietaà anche dall’Italia dei Valori. L’on. Fabio Evangelisti e il coordinatore provinciale Galeano Fruzzetti chiedono al nuovo ministro Paolo Romani di convocare con la massima urgenza un tavolo di trattativa.