Una riunione a porte chiuse perché il momento si sta facendo delicato e si sta pensando ad un cambio di strategia: così ieri pomeriggio nella fabbrica della Eaton non ci hanno fatto entrare e i lavoratori con la Rsu e i sindacati si sono riuniti da soli per decidere il da farsi. Ogni momento a partire da oggi sarà buono per farsi sentire, raccontano le Rsu, fino ad arrivare all’appuntamento del 6 ottobre quando la Eaton è chiamata in Prefettura a render conto del suo comportamento. Occuperanno Palazzo Ducale? Saliranno sopra il tetto del Comune di Massa? Si incateneranno alla Provincia? Per noi è cronaca, ma per loro è la vita: una vita che gli sta sfuggendo di mano. Erano 345 gli operai della Eaton prima della chiusura della fabbrica avvenuta il 15 dicembre del 2008. Ne sono rimasti 304, con in mano le loro 304 lettere di licenziamento. Una quarantina di persone ha dunque trovato un altro lavoro, lasciando a tempo debito Eaton e prendendosi 10 mila euro di buonuscita. Chi è rimasto ha dovuto sconvolgere la sua esistenza: “Sono venuti in tanti da noi- racconta Govacchino Pitani Rsu- a chiedere consiglio e conforto; ho raccolto personalmente le testimonianze di lavoratori che hanno dovuto vendere la casa perché non riuscivano più a pagare il mutuo, operai che hanno venduto la seconda auto, che hanno tagliato il superfluo, le vacanze, le cene al ristorante; Pitanti racconta anche di lavoratori che hanno provato ad interrompere la cassa integrazione per qualche mese, come prevede la legge, nella speranza di ingranare altrove “ma non c’è lavoro, è tutto fermo; sono tutti rientrati da cassaintegrati”. I 304 lavoratori Eaton sono per il 90% sotto i 45 anni, in media ne hanno tra i 38 e i 40, nessuno, tranne sei, hanno opportunità di prepensionamento, alle spalle hanno tra i 15 e i 20 anni di attività. Nella vita sanno fare gli operai e vogliono continuare a fare questo mestiere.