Dopo tanto clamore come d’incanto sparisce il problema dell’elettrosmog dalle cronache locali. O meglio, continua ad esserci ma nessuno più se ne occupa. Nessuno tranne Agenda 21, che sottolinea come siano solo gli abitanti di via del Cacciatore a Massa,a manifestare preoccupazione per la comparsa per nuovi tralicci senza fili che interferiscono pesantemente con tutte le funzioni vitali del nostro organismo. Strano che nessuno intervenga dice Agenda 21, visto che ormai la nocività di queste tecnologie accertata, riconosciuta anche nella perizia, commissionata all’Istituto Tumori di Milano, dal tribunale che sta giudicando la relazione causale tra gli impianti radiotelevisivi del Vaticano e l’eccesso di patologie tumorali registrato tra gli abitanti di alcune zone di Roma, o nella recente sentenza della Corte di Appello di Brescia, che ha riconosciuto la malattia professionale da elettrosmog. Certo ancora oggi l’affermazione di questa verità fa molta fatica ad avanzare nella coscienza sociale, perché le multinazionali coinvolte nello sviluppo di queste tecnologie investono una parte molto consistente dei loro ingenti profitti. I maggiori responsabili sono però proprio gli utenti e cioè i cittadini. Più si fa uso del cellulare e più intensa è l’emissione anche delle antenne Radio Base, con un doppio aumento del rischio. Ecco perché secondo il professore Egidio Verone di Agenda 21 servirebbe un uso più responsabile del cellulare. In altre parole non si può dire no alle antenne e poi possedere due o tre telefonini. Per potersi permettersi il lusso di indignarsi, dice infatti Egidio Verona, bisognerebbe, oltre ad avere consapevolezza e rigore morale, non fare uso del telefonino, o quanto meno farne un uso più moderato e responsabile.