Violentata, per mesi, dall’amico di famiglia, mentre la madre era a lavorare e il fratellino a scuola. Vittima una bambina di 12 anni che ha subito passivamente le attenzioni dell’orco per paura di ritorsioni verso i componenti della sua famiglia. Adesso il suo incubo è finito: l’uomo che l’ha stuprata, che le ha ucciso i sogni di bimba è stato arrestato. Ci vorrà molto tempo, però, per cancellare quei segni, quelle cicatrici che le hanno ustionato l’anima e spento il sorriso, la luce negli occhi.


L’orco, l’uomo nero, è un giovane di 25 anni che ha tradito la fiducia di un’intera famiglia, arrivando a stuprare la piccola persino quando era già stato cacciato da casa, approfittando dell’assenza di tutti. Era stato invitato ad andarsene, perchè su di lui pendeva già qualche sospetto, ma era tornato a prendere alcune cose che aveva lasciato, sapendo che nell’appartamento c’era solo la piccola. Lo zio, rientrato come per un sesto senso, lo aveva sorpreso con la bambina fra le braccia, ancora seminuda. Ha provato ancora a negare tutto, come aveva fatto altre volte, arrivando ad accusare addirittura un compagno di scuola dell’adolescente, ma ad inchiodarlo sono state le tracce ematiche lasciate sui vestiti, anche intimi, della bimba.

Squadra mobile della questura e magistratura hanno fatto un lavoro certosino, ricostruendo una vicenda per nulla chiara anche perchè all’inizio la bimba non collaborava. Aveva paura. Era stata convinta a non parlare proprio dall’orco ( di cui non diamo il nome solo perchè altrimenti sarebbe facilmente identificabile la sua giovane vittima): le diceva che avrebbe fatto male non solo a lei, ma a tutti i parenti.

Le violenze, ripetute, sono avvenute all’interno di una abitazione del centro città, dove vive una famiglia sudamericana, perfettamente integrata nel tessuto sociale: la madre lavora in un albergo, i figli vanno a scuola. Andava tutto bene in quella casa, sino a quando non è arrivato l’orco, sotto le sembianze di un giovane, parente alla lontana della madre, dai modi gentili e garbati.

«Mi fidavo di lui», dice oggi la madre che ha convinto la figlia – affiancata da uno psicologo – a parlare con gli inquirenti. Le parole dell’adolescente sono state confermate da riscontri oggettivi e soprattutto da quegli abiti indossati dalla bimba il giorno dell’ultimo stupro. La squadra mobile diretta da Girolamo Ascione ha relazionato tutto al pubblico ministero Claudia Merlino (gip Marta Perazzo) per una richiesta di custodia cautelare in carcere che è stata eseguita l’altro giorno. Adesso lo “zio” l’uomo che distrutto la vita di una bimba di 12 anni, violentandola, annullando il suo futuro, è dietro alle sbarre, nel carcere di villa Andreino