Tira una brutta aria sui lavoratori dipendenti, pubblici e privati, tanto brutta e preoccupante da spingere l’Unione sindacale italiana allo sciopero generale per l’intera giornata del 25 giugno. Per motivi contingenti, in Piemonte e in Liguria (con l’esclusione di La Spezia), la Cgil ha deciso di rimandare la mobilitazione al 2 luglio, così come in Toscana. In questo caso perché il 25 giugno coincide con la celebrazione del santo patrono di Firenze, inoltre, mentre lo sciopero nazionale si protrarrà per sole 4 ore, la Cgil Toscana ha voluto allungarlo ulteriormente, scegliendo di scioperare per l’intera giornata. Anche qui comunque è necessario fare i dovuti distinguo, le date varieranno infatti, secondo le categorie di lavoratori. Il personale e gli insegnanti delle scuole di ogni ordine e grado terranno ferma la data del 25, in quanto, con l’avvento delle vacanze estive, a luglio gli istituti saranno già chiusi. Un altro capitolo invece riguarda i lavoratori del trasporto pubblico, per intenderci autobus e ferrovie, poiché obbligati a sottostare alla legge 146, che impedisce di aderire a scioperi con date ravvicinate e, in questo caso, la categoria dei trasporti ha già fissato anche per il 9 luglio un’ulteriore giornata di mobilitazione. Ma cos’è che proprio non va nell’ultima manovra varata dal Governo? La Cgil la ritiene ingiusta ed iniqua, in quanto, tra le altre cose, non terrebbe conto delle reali priorità: avviare la riforma fiscale, abbassando la tassazione sui redditi da lavoro dipendente e sulle pensioni, nonché una reale lotta all’evasione fiscale che in Italia, seconda in Europa solo alla Grecia, raggiunge un tetto di ben 120 miliardi di euro. Le rendite e i grandi patrimoni poi non verrebbero tassati a sufficienza, tartassando invece i lavoratori dipendenti con un 38% di aliquota a fronte di un 12,5% sulle rendite, quelle che in tutta Europa invece lo sarebbero del 19%. Necessario inoltre, secondo il sindacato sarebbe varare un “Piano del Lavoro” che fosse in particolare a favore di giovani e donne, nel tentativo di cancellare le tante precarietà presenti. Il Governo invece, contrariamente a tutto ciò, taglierebbe i trasferimenti a regioni e comuni, riducendo così le risorse per lo sviluppo, per tutte le prestazioni e servizi sociali; fermerebbe per un anno la pensione per tutti i lavoratori riducendo la salvaguardia di quelli in mobilità, licenziando inoltre la metà dei precari in tutta la Pubblica Amministrazione. Tutta la manovra infine, non sottrarrebbe un centesimo alla spesa militare: solo per i caccia bombardieri i costi sarebbero pari a 108 miliardi di euro.