Cattelan_2_Biennale09_OKÈ un po’ come se quel Craxi, atteggiato come, non è dato saperlo, l’avesse sostituita davvero la statua di Mazzini. Sì, perché ascoltando il curatore della XIV Biennale si apprende che le opere di Cattelan esistono già al momento in cui egli ne partorisce l’idea: si tratta d’arte relazionale, atta a far discutere, e di discussioni a Carrara ce ne sono state eccome, al di sopra di ogni immaginazione dell’artista, del curatore ed anche del sindaco. Sì anche di un sindaco, Angelo Zubbani, che oggi si dice felice di aver potuto tastare il polso della città, per scoprire quanto questa fosse attaccata ai suoi simboli ed alla propria identità. Ma si riferisce alla gente comune il primo cittaino, non certo alle varie figure politiche, per le quali usa parole durissime, non celando una punta di polemica: fin ora ho serbato il silenzio, ma adesso, a storia finita e col documento di rifiuto della Sovrintendenza in mano, non posso esimermi dallo stroncare in toto tutta la politica che ha voluto esprimere il proprio parere del tutto strumentalmente e quasi sempre in malafede. Ce l’ha proprio con tutti il sindaco, a partire da onorevoli e ministri, afferma, che non si sono mai degnati di darci risposte quando li abbiamo interpellati per ragioni importanti, come quelle legate alle tante vertenze presenti sul territorio, e si scomodano invece in meno di 48 ore per dare il proprio giudizio in merito ad un’operazione come questa. Non lesina poi critiche anche il suo stesso partito Zubbani ed afferma come i giovani socialisti abbiano avuto lo stesso cattivo gusto dei giovani repubblicani nel voler dare il proprio punto di vista sul progetto. Chiarito ciò però, cosa aspettarsi adesso, nessuno lo sa, neppure il curatore Cavallucci che, pur affermando di essere in contatto con l’artista non assicura neppure che quest’ultimo vorrà ancora partecipare alla Biennale, al contrario di ciò che pensa il sindaco invece, che si dice fiducioso, altrimenti, afferma, Cattelan se ne sarebbe già andato. Cosa farà dove e se però nessuno sarebbe in grado di dirlo, e si torna sulla possibile provocazione al campo nomadi…addirittura alla moschea qualcuno sussurra. Insomma che Cattelan, ami far parlare di sé è fuor di dubbio e le sue opere hanno da sempre scandalizzato non poco, a partire dai bambini impiccati, al cavallo impagliato e trafitto da un bastone, alla donna crocifissa sulla facciata della sinagoga, fino ai cadaveri in fila e coperti da teli bianchi, quelli sì, eseguiti in marmo di Carrara. E se il critico d’arte “nazionale” Vittorio Sgarbi aveva poco tempo fa  cestinato l’intero operato di Cavallucci, accusandolo di minimalismo culturale e di piazzare Cattelan e le sue provocazioni inutili sempre ed ovunque, il curatore gli risponde oggi a distanza: “Con Cattelan? Ho lavorato solo una volta, non dimentichiamo che stiamo parlando di qualcuno che ha rifiutato l’invito al Mom di Mosca e dato forfait alla Biennale di Venezia”.