Deprecabili sarebbero, secondo il consigliere del Pdl carrarese Dell’Amico, le accuse di immobilismo e carenza di idee ricevute dal sindaco Zubbani durante il Consiglio Comunale di ieri sera. Il consigliere afferma però che una fattiva collaborazione su proposte concrete sarebbe sempre auspicabile. Per risolvere il problema “marmo” ci sarebbe dunque bisogno di idee concrete e non di quelli che Dell’Amico definisce “i soliti bizantinismi della politica” cui sarebbe abituata la maggioranza. Per questo afferma che l’opposizione raccoglierà l’invito del Sindaco a contribuire ad una possibile soluzione, da una parte favorendo il gettito delle entrate  e dall’altra rilanciando l’economia locale. Se la maggiore risorsa di Carrara è il marmo, che godeva in passato, di un incremento di valore costituito dal lavoro di  trasformazione al piano e dava lavoro a scapezzatori, imballatori e ai vari commercianti, tutto questo sarebbe oggi in larga parte scomparso, con gravi conseguenze sul piano occupazionale e del commercio. La vendita del grezzo escluderebbe la lavorazione e a ciò si sommerebbe il famoso “nero alle cave”. Parallelamente non ci si potrebbe aspettare che la classe industriale risolva il problema rinunciando ai ricorsi o elargendo somme per il completamento della Strada dei Marmi: insomma non esisterebbero strumenti in grado di imporre ad alcuno di lavorare il marmo in loco, così come neppure la formulazione di un piccolo marchio di denominazione di origine controllata, o un sofisticato laboratorio di ricerca tecnologica sarebbero, secondo il consigliere, sufficienti. “Ci sono 780 mila euro che vengono dalla Regione e poi?”, si domanda Dell’Amico e giunge a formulare la propria proposta: pretendere dai concessionari la cessione al Comune della metà di quanto producono, al prezzo di costo aumentato di una equa percentuale di remunerazione per il loro lavoro da differenziare a seconda delle difficoltà di estrazione. Dopodichè, i blocchi che saranno di spettanza del Comune verranno trasportati in un deposito comunale e venduti all’asta agli operatori interessati, siano essi carraresi o no”. Certo rivoluzionaria l’idea, tanto da farlo ammettere dallo stesso consigliere che, augurandosi che non venga presa come una provocazione, aggiunge come non si trovi che allo stato embrionale, in attesa di essere accolta e sviluppata dagli organi comunali deputati. Applicando una simile normativa si otterrebbe, spiega il consigliere, “un aumento delle entrate per le casse comunali, stimabile almeno al 25%; una maggiore trasparenza di mercato ed il ripristino della legalità,  in quanto le sottofatturazioni non sarebbero più possibili se non in minima parte; una miglior ripartizione della risorsa marmifera , in quanto  anche chi oggi non può acquistare perché non può farlo in nero ne avrà la possibilità; un aumento di lavoro per segherie e laboratori perché la metà della produzione totale ripartita fra più acquirenti significherebbe minore esportazioni di blocchi grezzi; Infine, per facilitare la filiera della lavorazione locale del marmo, si potrebbero prevedere alcuni sconti sul prezzo d’asta per i lotti aggiudicati a un imprenditore residente nel Comune di Carrara”.