Ieri erano in piazza per manifestare il loro sconcerto rispetto ad una politica che non gli permette di studiare; oggi invece, chiedono che venga annullato un atto prodotto dal loro stesso consiglio di istituto: sono gli alunni e gli insegnanti dell’istituto alberghiero giuseppe minuto di massa che in 200 hanno affollato il centro storico ieri mattina chiedendo più aule per fare lezione. Aule che mancano, un po’ perchè sono da ristrutturare e sono state chiuse dai vigili del fuoco che le dichiararono inagibili; un po’ perchè gli spazi sono occupati dal convitto, dove dormono circa 80 ragazzi e gli educatori che provengono da fuori provincia. Per questa mancanza di posto e di spazi, il consiglio di istituto aveva proposto una sorta di documento sul numero chiuso degli iscritti, un atto che fu stilato e approvato il primo marzo 2010 e che poneva criteri limitativi delle iscrizioni delle prime per l’anno 2010/2011; nello specifico si dava mandato di dare la precedenza ai ragazzi del territorio e poi di selezionare per merito gli studenti provenienti da fuori provincia. Oggi l’assemblea sindacale, formata da docenti e personale ATA, dai rappresentanti degli educatori del convitto e dalle rappresentanze di FLC-CGIL, UIL Scuola e Snals di massa carrara, chiedono al consiglio di istituto di revocare quell’atto e annullare la delibera, affinchè le domande possano essere tutte accolte, per salvare il Minuto, che rischierebbe viceversa un tracollo. Secondo l’assemblea quell’atto è illegittimo poichè viola alcuni articoli della costituzione della repubblica sull’uguaglianza dei cittadini (art 3), sulla scuola italiana aperta a tutti e sull’obbligatorietà dell’istruzione (art 34), sull’imparzialità dell’amministrazione (art 97). Il numero chiuso, secondo la RSU porterà alla riduzione di oltre 50 posti di lavoro tra docenti, tecnici e ausiliari; 41 posti di chi lavora nel convitto e un calo del gettito economico sul territorio, s esi pensa che gli alunni del convitto hanno una spesa media che va dai 150 ai 160 euro l’anno, ovvero retta e buoni mensa. Dunque un calo di introiti anche per comune e provincia. La richiesta dunque è netta: annullare la delibera e trovare nuovi spazi, compito questo delle istituzioni, pena nuove e più numerose forme di protesta sempre più radicali.