Dalla Toscana arrivano i primi dati e torna la speranza di bloccare la scomparsa delle api, che colpisce in tutti i continenti, con decimazioni in molti casi anche del 50-80% della popolazione delle arnie.
Della moria che colpisce in tutto il mondo se ne sono occupati i media internazionali ed i Governi. L’Italia, dopo la sospensione dell’uso dei fitofarmaci neonicotinoidi, è all’avanguardia con il sistema di monitoraggio “Apenet” e la Regione Toscana è quella più impegnata nelle rilevazioni. Manetti: “Ci stiamo avvicinando alla verità”. Intanto ‘collaborano’ alla ricerca 150 milioni di api
Un mistero, segnalato attorno al 2006 e denominato “Colony Collapse Disorder” (‘Moria e spopolamento degli alveari’ in sigla CCD), che ha occupato anche la stampa internazionale (dal New York Times al Telegraph, dal Der Spiegel a Le Monde), nazionale (La Stampa, La Repubblica, Famiglia Cristiana, Il Sole 24 Ore ecc…), scientifica e tecnica (da Nature a Science, dallo statunitense American Bee Journal allo spagnolo Vida apicola ecc..).
Il Parlamento e la Commissione Europea hanno messo la questione sotto osservazione ed il Governo italiano, che nel frattempo ha sospeso l’uso dei fitofarmaci neonicotinoidi nel trattamento dei semi di mais, girasole e soia, assieme alle Regioni si è impegnato nel 2009 in un sistema di monitoraggio chiamato ‘Apenet’.
La Regione Toscana ha dato, su questo fronte, l’impegno più rilevante, quadruplicando con proprie risorse il numero delle postazioni di rilevazione nelle zone agricole (inserendone in aggiunta anche una per provincia in aree naturali e protette). Il progetto della rete di monitoraggio e studio ‘Apenet’ è biennale e adesso i tecnici stanno elaborano i risultati del 2009, con le quattro rilevazioni stagionali.
I dati del 1° semestre 2009 non segnalano eventi straordinari di morie e spopolamenti, come in passato. “Probabilmente ci stiamo avvicinando alla verità sul mistero della CCD – ha dichiarato Aldo Manetti, presidente della Commissione Agricoltura del Consiglio regionale della Toscana -, ma stiamo anche capendo come sia ormai fragile l’equilibrio della principale sentinella ambientale per definizione com’è l’ape, sottoposta anch’essa ai processi di globalizzazione”.
L’elaborazione delle informazioni, relative ai test ed ai prelievi, è ancora in corso da parte del sistema nazionale degli Istituti Zooprofilattici. “Dall’osservazione dei moduli di ‘Apenet’ installati in Toscana e grazie all’aiuto dei locali apicoltori – ha detto Manetti – è chiara un’inversione di tendenza dopo anni di disperazione per l’apparire della sindrome da collasso degli alveari. C’è stata una ripresa della normale attività di impollinazione della frutta e degli ortaggi e di produzione di miele. Vedremo se la ricerca metterà in linea questo risultato con il blocco delle semine ‘conciate’ in Italia”.
Il progetto nazionale ‘Apenet’ è composto da un modulo di rilevazione per regione (mentre la Toscana ne ha cinque, più altri punti di ricerca in 10 aree protette), costituito ciascuno da cinque ‘apiari’, composti ognuno da dieci alveari, collocati ad una distanza di 50 km fra loro e dal centro di coordinamento. In pratica alla ricerca ‘collaborano’ in Italia circa 150 milioni di api.
Il 5 febbraio si terrà nell’Azienda Agricola Regionale di Alberese (Grosseto) una giornata di studio riservata a tecnici, esperti e rappresentanti del Ministero delle Politiche agricole e del Parlamento e della Commissione europei