Cave di CarraraLa sentenza della Corte costituzionale del 1995 e l’ordinanza delle sezioni unite della Cassazione di pochi giorni fa, certificano da un lato il titolo oneroso delle concessioni che appartengono al patrimonio indisponibile del Comune di Carrara che le amministra col Regolamento degli agri marmiferi, dall’altro la validità della legge regionale 78 del 1998, che stabilisce il contributo per l’oggettivo impatto ambientale dato dall’escavazione. “L’ordinanza con cui la Cassazione spiega alle ditte del marmo che il ricorso alle commissioni tributarie è inammissibile”, sostengono gli aderenti a Rifondazione Comunista, Comunisti Italiani e Socialismo 2000, “garantisce ancora una volta la serietà giuridica dell’impianto normativo che regola, col canone di concessione ed il contributo ambientale, gli agri marmiferi comunali di Carrara”. In virtù di tutto ciò, l’amministrazione comunale avrebbe, secondo la sinistra, attraverso il tavolo di concertazione sul marmo, proposto una tassazione equa e sostenibile a tutte le imprese, mentre gli stessi rappresentanti delle aziende che hanno firmato il protocollo nel 2008 e nel 2009 avrebbero poi  sottoscritto numerosi ricorsi, che oggi si vedrebbero però sconfitti dal pronunciamento della Cassazione. “L’arroganza che traspare dalle dichiarazioni degli industriali non lascia spazio alle speranze di dialogo che l’amministrazione comunale ha sempre portato avanti”, sottolinea la sinistra cittadina, “diventa quindi difficile reputare serie ed attendibili le varie proposte dei rappresentanti degli industriali, che da un lato utilizzano il bene collettivo del marmo, le strade che ne servono al trasporto e l’ambiente circostante, rifiutandosi di pagare i contributi dovuti alla collettività”. I partiti aderenti alla Federazione della Sinistra invitano allora il sindaco e l’amministrazione tutta a proseguire nella direzione intrapresa, applicando le tariffe sottoscritte nei protocolli, finalizzate alla conclusione dei lavori della Strada dei marmi ed al miglioramento delle condizioni di vivibilità della città. “Siamo certi che i cittadini di Carrara”, conclude il comunicato, “reputino come noi il marmo una ricchezza collettiva e non un settore a vantaggio di pochi, “soliti noti”.