Gli operatori balneari sono scesi sul piede di guerra, non già per i danni delle mareggiate, ma per le nuove direttive Ue sulla gestione degli arenili demaniali. Le preoccupazioni dei titolari dei bagni si riferiscono soprattutto alla proposta di rivedere lo strumento concessorio e di mettere all’asta i tratti di spiaggia aperti alla balneazione, superando così l’assegnazione delle concessioni finora rilasciate e tacitamente rinnovate negli anni, tanto da trasformarle in vere e proprie proprietà private, tramandate di padre in figlio e addirittura messe sul mercato immobiliare.

      La contestazione alle direttive europee è, dunque, motivata da interessi privati e non già dalla disponibilità di rendere un bene pubblico fruibile il più posssibile, e a minor costo, dall’intera collettività locale. Agitarsi quando la sabbia viene a mancare sotto i piedi e c’è il rischio di essere messi in discussione nella titolarità delle concessioni, può avere un significato, ma agitarsi negando di aver fatto affari d’oro con la gestione degli arenili, patrimonio di tutti, è davvero assurdo. Eppure in questi giorni c’è chi sostiene di non aver tratto grossi vantaggi economici. .

      E’ giusto che in questo settore sia messo un po’ di ordine e che tutti i cittadini, che hanno mezzi per farlo, possano concorrere nella gestione delle spiagge. Finora ci sono stati cittadini di serie A e cittadini di serie B, con il beneplacito delle autorità preposte. I privilegi a favore di pochi non sono recenti; da decenni si assiste a vere e proprie ingiustizie ai danni della collettività. E’ ben noto a tutti che prima e dopo il Tornado del 1977 che devastò la riviera apuana, i maggiori partiti di allora: Dc, Pci e Psi lottizzarono l’arenile di levante, affidandolo in gestione a propri “galoppini”. Sembra strano, ma i patti stipulati oltre 30 anni fa a livello politico, impediscono tuttora di mettere in discussione le concessioni, che non hanno più scadenze, ma che passano, come si è detto, da padre in figlio o vengono vendute ad altri soggetti dietro pagamento di varie centinaia di migliaia di euro. I convegni che si sono svolti periodicamente non hanno portato nessun chiarimento in questa direzione, né hanno chiarito come un bene di tutti venga gestito da pochi e addirittura trasformato in un bene patrimoniale di casato da ereditare.

        Indipendentemente dal successo delle nuove direttive Ue, è auspicabile che l’amministrazione comunale, a cui da anni sono state delegate varie competenze anche per la gestione del patrimonio demaniale, rivaluti attentamente il problema concessioni e soprattutto che assuma iniziative affinché siano rimosse transennature ed altre forme di chiusura installate fra un bagno e l’altro in modo da consentire ad ogni cittadino di poter accedere alla battigia se non altro nel periodo in cui sull’arenile non sono installati ombrelloni, tende e sdraio.

Giovanni Sillicani