Prosegue l’esame delle controdeduzioni al RU grazie alla presenza, decisiva, della minoranza in aula.

La nostra posizione, condivisa con gli amici di Obiettivo Massa, rimane molto critica su questo strumento di pianificazione  pensato solo come incentivo alla nuova edificazione o alla speculazione di basso cabotaggio, ma non ha nulla di previsionale per il rilancio dell’economia e del turismo generale poiché mirato agli interessi minimali e soggettivi.

Lo dimostra il fatto delle oltre 1600 osservazioni presentate confrontate con quelle di Firenze dove furono poco più di 700: troppe. Sottolineano la particolarità  a scapito dell’interesse generale e diffuso stralciato.

Con l’eliminazione degli ARU cade l’impalcatura messa in campo dall’amministrazione per realizzare le infrastrutture necessarie al territorio ed il reperimento di standard che sarebbero andati, tutti insieme, a cambiare l’aspetto urbano della città e a creare presupposti per una ripresa economica concreta.

Mancando il piano degli espropri, che avrebbe sottolineato l’interesse pubblico nel voler perseguire il miglioramento del territorio, viene lasciata al privato la responsabilità di decidere se e come intervenire.

Questa non volontà di apporre vincoli di esproprio sulle aree di interesse pubblico in attesa di reperire finanziamenti di qualsiasi provenienza, dimostra come questo sia un regolamento “ad personam” dove le future pratiche edilizie saranno esaminate in un rapporto amministrazione-privato fine a se stesso sostituendo  la visione generale di sviluppo della città con un controllo capillare della politica su ogni singolo intervento. Ma soprattutto il vincolo era una “leva” per coinvolgere veramente il privato e far risorgere il comparto edilizia.

Era necessario, per chi dice di fare l’interesse generale della città e si trova a governarne i destini, applicare un’analisi benefici-costi, laddove l’accordo pubblico-privato coinvolge anche valori non riconducibili a meri aspetti monetari: si tratta di esternalità positive e negative determinate dalla realizzazione del progetto.

Ogni opera infrastrutturale da realizzare doveva essere valutata, se veramente voluta da questa amministrazione, valutando i vantaggi sociali del progetto che avrebbero dovuto essere  argomentati sulla base dei benefici complessivi e non solo di quelli finanziari.

Alla luce di queste considerazioni, senza opere pubbliche da realizzare, e con un RU che consentirà a pochi fortunati di aprire un cantiere, ci chiediamo come sia possibile prevedere una ripresa dell’economia, e la creazione di conseguenti posti di lavoro.