cava marmoVenerdì 3 maggio u.s., è stato sottoscritto tra Confindustria Marmomacchine, presieduta da Flavio Marabelli e nella cui delegazione erano presenti, in rappresentanza dell’Associazione industriali di Massa Carrara con il ruolo di coordinatori dell’intera delegazione, il Vicepresidente Giancarlo Tonini ed il Vicedirettore Massimo Bani,  e le segreterie nazionali di Fillea-Cgil, Filca-Cisl, Feneal-Uil, l’accordo di rinnovo del contratto collettivo nazionale di lavoro settore industria materiali lapidei scaduto il 31 marzo 2013.

L’Accordo è stato sottoscritto alla fine di una complessa trattativa che ha avuto inizio nel mese di dicembre 2012 e si è conclusa con esito positivo senza, peraltro, nemmeno un’ora di sciopero da parte delle Organizzazioni sindacali.

E’ stato comunque chiaro, fin dalle prime riunioni, che qualsiasi sforzo economico fosse stato posto in essere dalle imprese rispetto alle aspettative espresse dalle organizzazioni sindacali nella loro piattaforma congiunta, avrebbe potuto ottenere concreti ed effettivi risultati  in termini di ricaduta salariale per i lavoratori e conseguentemente di gratificazione degli stessi anche in un contesto di maggiore partecipazione alle dinamiche produttive e competitive delle imprese, solo se tali aumenti di stipendio fossero stati suscettibili di una vera e propria politica di detassazione e decontribuzione da parte dell’Esecutivo.

Non è infatti sfuggito alle parti sociali, il fatto che la recente normativa di legge disciplinante la detassazione del salario di produttività, non solo si sta rivelando di difficile ed incerta applicazione, ma finisce per essere ancora più penalizzante rispetto agli anni passati per i lavoratori e, di conseguenza, per le imprese.

In considerazione di tutto ciò, alla fine della trattativa per il rinnovo del contratto è emerso un punto fondamentale e chiaro di condivisione tra le parti: non è più possibile attendere oltre per esprimere congiuntamente  un’azione forte  nei confronti del Governo che abbia come obiettivo quello di ridurre finalmente in maniera efficace il gap ormai insostenibile tra retribuzione netta del lavoratore e costo aziendale della manodopera, il quale, se non immediatamente affrontato, non potrà che determinare la perdita di posti di lavoro in un settore nel quale, le imprese hanno fatto e stanno facendo sforzi e sacrifici enormi per poter garantire il posto di lavoro ai propri collaboratori.

Per quanto concerne il merito dell’Accordo,  l’incremento economico medio previsto  pari ad euro 130,00 lordi mensili in favore della categoria C suddivisi in tre tranches rispettivamente di € 50,00 a decorrere dal 1 aprile 2013, € 40,00 a decorrere dal 1 aprile 2014 ed € 40,00 a decorrere dal 1 aprile 2015, se da un lato si colloca nell’ambito degli aumenti erogati mediamente dalle imprese degli altri settori merceologici che hanno rinnovato recentemente l’accordo nazionale, dall’altro costituisce una dimostrazione di grande senso di responsabilità da parte delle Aziende del settore marmo in un contesto economico-finanziario di grande difficoltà quale quello che caratterizza attualmente il comparto.

Peraltro, non si deve dimenticare che tale risultato di incremento economico è scaturito alla fine di una negoziazione che aveva visto una richiesta iniziale da parte delle organizzazioni sindacali di 169 € per la categoria C.

Ma non è stata la sola parte economica del contratto che ha caratterizzato le trattative sindacali, visto che vi sono stati anche altri aspetti qualificanti dell’accordo di rinnovo concordati con le oo.ss. che non possono restare sottaciuti.

In primis, la costituzione del nuovo Comitato Paritetico Nazionale Lapidei che ha sostituito il vecchio CPN e che ha come chiaro obiettivo quello di porre in essere azioni efficaci ed efficienti in tutte quelle attività che, per contratto, avrebbero dovuto caratterizzare l’operatività del vecchio CPN e che purtroppo non sono mai state poste in essere.

In secondo luogo, l’introduzione del nuovo Fondo di assistenza sanitaria per i lavoratori del comparto che, pur prevedendo una contribuzione iniziale di 5€ mensili a carico delle aziende per ogni lavoratore in forza, contempla altresì la possibilità per l’Associazione di categoria di rappresentanza datoriale, di entrare nel Comitato di gestione del Fondo stesso con conseguenti poteri di controllo economico e finanziario dello stesso in un settore, quale quello dell’assistenza sanitaria integrativa, così delicato e rilevante da un punto di vista sociale, per tutti i lavoratori del comparto.