L’assessore al Diritto alla Salute, Daniela Scaramuccia, ha risposto ad un’interrogazione presentata dal consigliere della Lega Nord Toscana, Gian Luca Lazzeri, sulle malattie infettive in Toscana mettendo a confronto l’anno 2010 e il primo semestre del 2011. I dati riportati dall’assessore regionale parlano di un aumento su scala regionale del 20%, mentre per quanto riguarda la sola Asl 1 di Massa Carrara si arriva addirittura a un +36,84%.

«La Lega Nord Toscana – chiosa l’esponente del Carroccio, che è membro della IV° commissione Sanità – segue da tempo l’andamento delle malattie infettive in Toscana tanto da chiederne i dati in un’interrogazione. I numeri non sono affatto confortanti. Nella nostra regione, sono 6733 i casi complessivi nell’anno 2010 e nel solo primo semestre 2011 ben 3950. Basta proiettare il dato al 31 dicembre 2011 per prevedere un incremento dei malati di circa il 20%. Circa il 10% del totale dei malati sono stranieri». Nella risposta dell’assessore, i dati più rilevanti riguardano soprattutto la tubercolosi, la malaria, la diarrea infettiva e l’epatite C. «Nell’anno 2010 – spiega Lazzeri – ci sono stati 162 casi di tubercolosi fra gli italiani e ben 225 fra gli stranieri, 8 casi di malaria fra gli italiani, 10 fra gli stranieri e 4 di cittadinanza non nota, per un totale nell’anno 2010 di 22 casi. Nella prima metà del 2011, i casi di malaria sono già ben 20 e, in prospettiva, si può dire che i casi sono raddoppiati. Tendenza negativa grave si evidenzia anche per la diarrea infettiva che passa da 444 casi totali nell’anno 2010 a ben 306 nel primo semestre 2011 oltre che per l’epatite C che passa da un totale di 11 casi nel 2010 a 8 casi nella prima metà del 2011.

L’andamento specifico dell’Asl 1 di Massa – prosegue il consigliere leghista – non è confortante. Nel 2010 c’è stato un totale di 209 casi di malattie infettive, ma nella prima parte del 2011 ve ne sono già stati registrati ben 143».

Per quanto concerne l’Asl 1, l’attenzione si focalizza soprattutto sulla salmonellosi non tifoidea, sulla scarlattina e la tubercolosi.

«Nel primo semestre del 2011 – continua Lazzeri – abbiamo già ben 18 casi di salmonellosi non tifoidea, a fronte di 16 casi totali nell’anno 2010. Anche le più comuni malattie esantematiche infettive, sia virali che batteriche, sono in notevole aumento. Basti pensare che la scarlattina, che contava 58 casi nell’anno 2010, nel primo semestre 2011 ha già toccato quota 52. La tubercolosi presenta il caso più allarmante. Nel 2010 contava un totale di 17 casi, mentre nei primi sei mesi del 2011 ha già all’attivo 12 malati. La parola “prevenzione” pare proprio che serva solo a sciacquarsi la bocca».

Secondo il consigliere regionale della Lega Nord, «la prevenzione di molte infezioni si fonda primariamente sull’adozione continua di norme comportamentali. La catena epidemiologica delle malattie infettive e diffusive può, quindi, essere interrotta con la regolare e continua adozione di una serie di misure di prevenzione generali che dovrebbero essere utilizzate sia in ambienti di vita collettiva, come lecomunità scolastiche, di lavoro e ricreative, sia in ambiente familiare. Questi comportamenti sono da tutti ormai conosciuti come virtuosi: individuazione precoce del caso infetto, cura, limitazione dell’esposizione di individui sani alla fonte di contagio, l’igiene delle mani. Elementi basilari della prevenzione.

La tanto sbandierata prevenzione, però – ammette Lazzeri –, ha fatto un fiasco clamoroso proprio con quelle infezioni che sono facilmente contenibili anche solo con piccole attenzioni quotidiane. La questione fa riflettere. Qualcosa non ha funzionato, nonostante l’assessore Scaramuccia sbandieri tanto l’efficienza della sanità toscana, ma fra un disavanzo di 28 milioni di euro e le malattie infettive a questi livelli, l’Asl 1 non mi pare tanto efficiente».

Lazzeri ha presentata un’interrogazione in Consiglio Regionale. «Alla luce del fallimento della politica di prevenzione delle malattie infettive, si chiede quali iniziative si vogliono concretamente assumere per ridurre drasticamente l’incremento delle stesse, dato che sono in aumento tra i cittadini stranieri, ma soprattutto per i cittadini italiani, ovvero – conclude Lazzeri – quelli per i quali si stanno spendendo ingenti somme per la prevenzione».