In un solo giorno Silvio Berlusconi si è preso due grandi soddisfazioni postume, la prima sulla sentenza della Cassazione che ha escluso ogni suo coinvolgimento con la mafia e la seconda quella su Nicolas Sarkozy l’ex presidente francese che se ne va dritto in carcere a scontare la sua condanna per finanziamento illecito.

Berlusconi venne fatto fuori politicamente non per la storia delle “Olgettine” ma piuttosto per la sua politica di cooperazione commerciale e diplomatica con la Libia di Gheddafi. In quegli anni, ricordiamolo, era in corso uno scontro sotterraneo tra l’Italiana Eni e la francese Total.

Infatti dietro la geopolitica ci sono gli interessi energetici, il nostro paese, l’Italia, forte della sua tradizione coloniale nel rapporto con la Libia e del capillare radicamento di Eni sul territorio, era vista come una scomoda concorrente dai francesi, Roma accusò il governo francese di quel periodo di fare il gioco della Total contro l’Eni.

Berlusconi venne quindi a trovarsi ad essere coinvolto nel bel mezzo dello scontro tra i due colossi petroliferi; la intraprendente politica diplomatica del governo Berlusconi con la Libia di Gheddafi era avversata dagli Stati Uniti che sin dagli anni ’80 avevano iscritto il leader libico nell’elenco dei loro nemici.

 L’ unico modo per mettere Berlusconi fuori gioco era quello di costringerlo a dimettersi (aumento dello Spread, lettere di richiamo dai commissari economici della Ue, scandali legati alle inchieste giudiziarie per mafia e poi per le cene eleganti ad Arcore con le signorine) e mettere al suo posto a Palazzo Chigi un economista che fosse ben gradito a Bruxelles, a tutte le cancellerie europee (Francia e Inghilterra in primis) e a Washington.

Lo hanno infangato per anni e anni e alla fine la magistratura, proprio la stessa che aveva sentenziato che Berlusconi assieme a Marcello Dell’Utri avevano rapporti con la mafia, afferma oggi che Berlusconi e Dell’Utri non c’entrano nulla con la mafia. Oggi con la sentenza della Cassazione viene riconosciuto ciò che la storia aveva già scritto: Silvio Berlusconi è stato un uomo perseguitato da una giustizia politica e di parte, le cui vicende giudiziarie hanno avuto origine non appena è disceso in campo politico nel lontano 1994 e puntualmente con inchieste pendenti a suo carico “casualmente” ad ogni scadenza elettorale che nelle previsioni dei sondaggi e degli analisti lo davano per vincente.

A Berlusconi riconosciamo meriti e anche demeriti, ma è innegabile che dopo Bettino Craxi, Giulio Andreotti e Aldo Moro è stato un protagonista coraggioso che ha segnato la politica italiana con visione, energia e amore per il suo Paese.

Adesso a sinistra come commenteranno la sentenza di assoluzione dei giudici? Diranno che i giudici sono tutti “fascisti” o politicizzati soltanto perché la sentenza non è di loro gradimento? Magari si aspettavano una condanna definitiva per mafia per la loro gioia e anche per la soddisfazione di certi giornalisti che durante questi trent’anni si sono arricchiti con libri scritti sull’argomento Berlusconi-Mafia?

Il tempo delle risatine alle spalle dell’Italia, dei cori e degli insulti populisti sono finiti.

Ci sono voluti molti anni ma il Karma prima o poi arriva.

Noi Liberali e Riformisti – NPSI non abbiamo mai nutrito dubbi sulla totale estraneità del Presidente Berlusconi circa le infamanti accuse che gli venivano mosse dalle Procure ed eravamo certi che prima o poi la verità sarebbe emersa. L’unico rammarico è che Berlusconi non c’è più, si tratta di una vittoria postuma che rende onore alla memoria di un grande uomo, imprenditore e statista italiano.